lunedì 24 ottobre 2011

Pietas


Il corpo insaguinato di Gheddafi esibito come un trofeo mi riporta alle immagini del tiranno in Italia, qualche tempo fa. I cavalli, l'ossequio dei nostri governati, le belle ragazze, le tende bianche. Sembrava avere il mondo in una mano. Ora, invece, il mondo intero guarda il suo corpo ferito, inerme, quasi umile nella sua passività da morto. Molti tiranni hanno fatto la stessa fine e molti ce ne saranno ancora, ma oggi, tutto è esibito, ostentato, mostrato, guardato senza pietà. Scrive Massimo Gramellini : "Non c’è mai nulla di glorioso nell’esecuzione di un tiranno. La vendetta resta una pulsione orribile anche quando si gonfia di ragioni. Ci vogliono Sofocle e Shakespeare, non gli scatti sfocati di un telefonino, per sublimarla in catarsi. Gli sputi, i calci e gli oltraggi a una vittima inerme - sia essa Gesù o Gheddafi - degradano chi li compie a un rango subumano."
(Ritratto di Creonte, tiranno greco)

giovedì 20 ottobre 2011

Tutto vero

Stefano Benni ha ragione. Tutto vero. Quello che dice è sacrosanto, ma, c'è sempre un ma: "gli elettori di sinistra non sono come quelli di destra, gli elettori di sinistra sono più cittadini, più responsabili degli elettori di destra". Per fortuna ammette quel niente che hanno fatto i governi di centro sinistra per contrastare, qualche anno fa, il conflitto d'interesse che avrebbe fermato Berlusconi "il puttaniere" (sue parole), che "può conquistare una donna solo pagandola."(sempre parole sue). Destra da una parte e sinistra da un'altra, puttanieri e ignoranti i primi, intellettuali e amanti romantici, i secondi. Questo viene sempre fuori anche da persone intelligenti come Stefano Benni. Accanto a tutti gli errori della sinistra io metterei anche questo: stare in alto, su un piedistallo. Scendete, cari miei, perchè siamo tutti a terra, nella melma dei nostri egoismi.

lunedì 17 ottobre 2011

Marco



Se avessi saputo questa notizia, il post di ieri avrebbe avuto un tono diverso. Dal sito DAGOSPIA: "Ha combattuto la Chiesa senza mai bestemmiarla. Ha combattuto i ladri senza la forca. Ha combattuto i regimi assassini senza violenza. Ha visto quello che gli altri fingevano di non vedere, e lo ha denunciato quando quelli che oggi si indignano in piazza si spartivano favori e poteri." Marco Pannella i suoi 80 anni li ha spesi nella lotta per la difesa dei diritti. Senza di lui non avremmo mai tanto discusso sull'aborto, sul divorzio, sulla politica corrotta. Marco Pannella ha fatto lo sciopero della fame per difendere i suoi ideali, mentre noi, sazi e in carne, ci lamentiamo per il nostro futuro. Altro che violenza dei Black bloc, lo sputo in faccia a Marco Pannella è piu drammatico e violento delle auto bruciate.

Distrazione

Ogni notizia, qualunque cronaca, contiene un elemento di distrazione, un fattore che alimenta la deconcentrazione sul contenuto del fatto. La protesta degli indignati è la premessa di una possibile rivoluzione (i focolai fanno divampare sempre un incendio) contro un numero ristretto di persone che gestiste l’economia e quindi il potere di questo mondo. Ma come gettare acqua su queste fiammate di protesta? Semplice: si sposta l’attenzione di tutti su una “prevedibile” violenza di poche centinaia di persone, così tutti parlano solo di quello. I mass media si compiacciono e propongono sempre le stesse immagini di incappucciati che rompono, incendiano, aggrediscono. In realtà nessuno vuole fermarli, nessuno vuole sapere veramente chi sono, se ciò accadesse tutti dovrebbero chiedersi veramente perché sfilavano, in molte città, migliaia di persone pacificamente indignate.

lunedì 10 ottobre 2011

La pelle che abito


Il film di Pedro Almodòvar, proiettato in una piccola sala, attrae meno di quello di Salemme (nella sala grande). Incrocio sulle scale un uomo sulla sessantina, capelli bianchi e occhialini di metallo, che commenta: "è un film che scuote". E’ cosi. Il film di Almodòvar "La pelle che abito" è un film che scuote. Perché la trama non è lineare, lontana dai classici criteri spazio-temporali, scorre intensamente tra il grottesco e il drammatico, in un susseguirsi di scene di ambiguità e di angoscia. Antonio Banderas recita con una maschera fissa, d'automa, lui stesso già clone di un altro, la parte di un chirurgo che dopo aver perso la moglie, rimasta carbonizzata in un incidente, s’impegna a costruire una pelle in laboratorio più resistente di quella umana. Il primo tempo scorre così, velato, misterioso, sfuggente. E nell’intervallo ognuno cerca di riordinare le idee, di trovare un filo che colleghi le varie scene. E mentre il pensiero "decanta", illudendoti di portarti a una verità, inizia il secondo tempo e i pezzi folli e disordinati si compongono in un disegno che appare, lentamente, sempre meno sfocato. Allora ritrovi quello che ricordavi della “poetica" di Almodòvar: madri con segreti inconfessabili, corpi con identità diverse da quello che appaiono, uomini che sembrano donne, donne che sembrano uomini, ambienti raffinati e ricercati con repentini cambiamenti di stile (l’uomo tigre), legami affettivi al limite della patologia. E poi gli sguardi in primo piano, cosi profondi ma anche inespressivi, lo scivolare della telecamera su particolari apparentemente inutili (i tasti di un sassofono), i continui richiami all’arte figurativa. I titoli di coda scorrono su un fondo con un elica di DNA che gira su stessa, e su gente, ancora al buio, che riflette, che si sente scossa, turbata, scombussolata da una realtà cosi surreale e in fondo cosi umana.

sabato 8 ottobre 2011

Brunella

Questa raccolta di racconti nato dal premio Loria duemilaeundici ne contiene uno della mia amica Brunella Cappiello: Quello grande è bellissimo ( da cui il titolo). Ho letto il racconto in anteprima ( in A 4) e , come la giuria lo reputo bello. E' una storia triste di precariato e fragilità. I sentimenti e l'emozioni sono ridotte all'osso. La sopravvivenza è l'unico traguardo. Uno specchio perfetto di questa società. Auguri a Brunella.