E' il momento giusto per leggere Tiziano Terzani e il suo " Lettere contro la guerra". Il libro nasce dopo l'11 settembre 2001, ed è un'amara riflessione sull'inutilità della guerra. Tiziano è un testimone oculare di quello che racconta, un giornalista vero, una razza in estinzione. Tra tutti i capitoli del libro mi ha colpito molto " Lettere da Kabul", un viaggio in Afghanistan tra gli orrori di una guerra che ha distrutto un paese dalle tradizioni millenarie. "La fortezza è una maceria, il fiume un rigagnolo fetido di escrementi e spazzatura,(...) i mausolei, le cupole, i templi sono sventrati (...) Kabul non è più, in nessun senso, una città, ma un enorme termitaio brulicante di misera umanità; un immenso cimitero impolverato". Terzani scrive delle mine antiuomo, dei B-52 che bombardano soprattutto per colpire civili, scrive dell'ipocrisia dei media che con le loro parziali verità trasformano le persone in spettatori sempre più passivi e grassi, sazi di consumi e di bugie, scrive dell'arroganza del mondo occidentale. Il capitolo si chiude con il racconto di una visita allo zoo di Kabul, anch'esso più volte bombardato: " I lupi (...) sono lì da anni: soli, prigionieri, chiusi nello stesso spazio. Si conoscono. Si conoscono bene, eppure strisciano in continuazione, guardinghi, (...) e ,incrociandosi, ogni volta ringhiano, si mostrano i denti e si aggrediscono, aizzati da una piccola folla di uomini che forse s'illudono di essere diversi e non si rendono conto d'essere, anche loro, nella gabbia dell'esistenza solo per morirci. Tanto varrebbe allora viverci in pace".
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