Ogni tanto le cose cambiano nome pur restando le stesse. Rimborsi elettorali invece che finanziamenti ai partiti, legge di stabilità invece che finanziaria. Inganni di parole e di sostanza. Attentissimi alle escort e agli scandaletti da giornale rosa, non ci siamo accorti dell'agonia dello stato sociale. Questa legge di stabilità ne è la prova. Paghiamo per una crisi che non è dovuta alla differenza tra le entrate e le uscite dei nostri conti ma per gli altissimi interessi che le banche chiedono per i vari prestiti. Questa legge di stabilità prevede, per esempio, che gli enti previdenziali versino un contributo di 300 milioni di euro entro il 31 ottobre di ogni anno a partire dal 2013 (per quanti anni?). Ovviamente le "modalità del prelievo" sono piuttosto sommarie, quello che è certo è che ci rimetterà sicuramente la qualità del servizio all'utenza. La legge chiede a questi enti del denaro e poi stabilisce che si facciano 450mila verifiche straordinarie dell'Inps in tre anni (2013-2015) su falsi invalidi civili. La domanda è lecita: chi farà questi controlli dopo il taglio degli esuberi, dei premi di produttività e le assunzioni bloccate? La legge parla anche delle consulenze e dell'esternalizzazione dei servizi informatici; vedremo quanto si risparmierà in quella direzione. La verità è che anche per chi eroga servizi sociali è in atto un tentativo di privatizzazione. Altro che stato sociale e bene comune. Per lo stesso motivo lottano gli studenti. Questa legge di stabilità prevede, infatti 223 milioni di euro alle scuole paritarie. C'è altro d'aggiungere? Forse un'altra piccola nota che la dice lunga sull'efficienza del nostro apparato burocratico: sono stati stanziati 10 milioni di euro per il Belice, in Sicilia. Per un terremoto di 40 anni fa. L'Espresso
sabato 17 novembre 2012
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