Avrei potuto pubblicare le decine di foto dei roghi dei rifiuti di questi giorni ma ormai il fumo nero non fa più notizia. Gli occhi li apriamo solo quando la spazzatura inizia ad accumularsi davanti al nostro uscio. Solo allora (forse) ci facciamo qualche domanda.
Il governatore De Luca ha fallito nella gestione dei rifiuti, al di là del colore politico questo è un dato di fatto. E’ fallito il piano di rimozione delle Ecoballe di Taverna del re, fallito il piano rifiuti, fallito il progetto delle compostiere di quartiere ( che fine hanno fatto?) che anche il Comune di Aversa aveva chiesto. Con il fermo dell’inceneritore di Acerra ci sarà una nuova grave emergenza rifiuti. E solo ora si corre ai ripari. Con il solito metodo che ha distrutto negli ultimi decenni la nostra regione: quello delle discariche provvisorie. Il genio “politico” ne ha previste a Giugliano, a Taverna del Re, a Napoli, a San Tammaro, a Polla, a Battipaglia, ad Avellino. Tutti siti famosi per la “salubrità dell’aria”. Cosa verrà messo in questi siti di stoccaggio? Rifiuti “misti” come è successo a Taverna del re (che poi sarà difficile smaltire)? Che garanzie hanno i cittadini a tutela della salute pubblica?
A ogni emergenza rifiuti si parla di soluzioni (sempre momentanee). Pochissimi le cercano a monte di questo circolo folle che ci porterà alla autodistruzione. A monte c’è una seria DIMINUZIONE dei rifiuti. Non si può più rimandare. La politica deve avere questo compito! A qualsiasi livello istituzionale è necessario operare in tal senso. Nei supermercati scaffali enormi di detersivi, di acque ( ma siamo impazziti?), di shampoo, di balsamo, di succhi, addirittura di frutta ( due banane, un arancia a spicchi) venduti nella plastica! E poi gli scarti industriali. Ad Aversa, per esempio, chi controlla la miriade di fabbrichette sparse sul territorio? Che ci vuole a capire perché si bruciano tanti pneumatici? Le 500 compostiere comprate dal Comune di Aversa giacciono ancora in deposito, pochissimi cittadini ne hanno fatto richiesta. E’ sempre una questione di rivoluzione culturale. Ma basta guardare i carrelli che escono dai supermercati per capire che siamo ancora all’anno zero.
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