lunedì 26 novembre 2012

La buona terra

Da molto tempo scrivo della terra di nessuno, della terra dei fuochi, della terra della camorra ma solo adesso mi accorgo che la Campania è anche "La buona terra". Il libro di Gianni Solino è un viaggio  tra quelli che vivono affinchè  "la bellezza tolga spazio all'inferno"(R. Saviano). Nella terra di don Peppino Diana molti lavorano solo per questo scopo, perchè qui, ogni giorno, si combatte una nuova battaglia di una guerra che non sembra avere fine, perchè qui la libertà è un diritto negato, perchè qui bisogna ricostruire una nuova cultura sulle macerie dei fuochi dei rifiuti e sul sangue dei morti ammazzati, perchè qui è difficile anche gestire i beni confiscati alle mafie. Le storie del libro sono collegate da una scia invisibile di passione, di voglia di riscatto ma soprattutto di amore verso questa bellissima terra. Storie difficili di emigrati sfruttati, storie di disagi, di violenze, di solitudine e  abbandoni, di emarginazione e di dolore. Ma nella terra di don Peppino Diana è facile curare le ferite perche' nessuno, in questo, è più bravo di noi.
L'Espresso

lunedì 19 novembre 2012

Condannati a sperare

In campagna elettorale tutti si ricordano dei problemi della gente. E i grandi temi, come quello dei roghi in Campania, diventano, all'improvviso, una priorità per tutti. Ma noi siamo un popolo assetato di giustizia e ci lasciamo trasportare anche dall'onda ingannatrice delle primarie. Stasera al convegno organizzato dall'onorevole Pina Picierno erano presenti voci autorevoli sul tema: il magistrato Raffaele Cantone, il prefetto (signora) Carmela Pagano, padre Maurizio Patriciello, il dott. Antonio Marfella ed Enrico Fontana.  Il racconto di un genocidio fatto di date, di numeri, di nomi, di neoplasie e di paesi condannati a morte dai suoi stessi figli. Un trauma per chi ascoltare e sa andare oltre "la politica". La discussione si è chiusa con l'intervento di padre Maurizio che in piedi ha urlato il suo amore per questa terra e per il prossimo. Concreto, lucido, arrabbiato come chi è consapevole che non c'è più tempo da perdere. Molti si sono alzati ad applaudirlo e i programmi politici, le inchieste, i commissari e i prefetti sono miseramente scomparsi al cospetto di tanto pathos. E l'epilogo un commuovente ossimoro finale: i campani sono condannati a sperare. L'Espresso

sabato 17 novembre 2012

Stabilità


Ogni tanto le cose cambiano nome pur restando le stesse. Rimborsi elettorali invece che finanziamenti ai partiti, legge di stabilità invece che finanziaria. Inganni di parole e di sostanza. Attentissimi alle escort e agli scandaletti da giornale rosa, non ci siamo accorti  dell'agonia dello stato sociale. Questa legge di stabilità ne è la prova. Paghiamo per una crisi che non è dovuta alla differenza tra le entrate e le uscite dei nostri conti ma per gli altissimi interessi che le banche chiedono per i vari prestiti. Questa legge di stabilità  prevede, per esempio, che gli enti previdenziali versino un contributo di 300 milioni di euro entro il 31 ottobre di ogni anno a partire dal 2013 (per quanti anni?). Ovviamente le "modalità del prelievo" sono piuttosto sommarie, quello che è certo è che ci rimetterà sicuramente la qualità del servizio all'utenza. La legge chiede a questi enti del denaro e poi stabilisce che si facciano 450mila verifiche straordinarie dell'Inps in tre anni (2013-2015) su falsi invalidi civili. La domanda è lecita: chi farà questi controlli dopo il taglio degli esuberi, dei premi di produttività e le assunzioni bloccate? La legge parla anche delle consulenze e dell'esternalizzazione dei servizi informatici; vedremo quanto si risparmierà in quella direzione. La verità è che anche per chi eroga servizi sociali è in atto un tentativo di privatizzazione. Altro che stato sociale e bene comune. Per lo stesso motivo lottano gli studenti. Questa legge di stabilità prevede, infatti 223 milioni di euro alle scuole paritarie. C'è altro d'aggiungere?  Forse un'altra piccola nota che la dice lunga sull'efficienza del nostro apparato burocratico: sono stati stanziati 10 milioni di euro per il Belice, in Sicilia. Per un terremoto di 40 anni fa.  L'Espresso

mercoledì 14 novembre 2012

Il Pubblico



Decenni di televisione ci hanno trasformato in pubblico. Non più esseri che pensano ma consumatori insaziabili. Non più cittadini ma sudditi, nessun uomo libero, solo servi. Poche menti attive, molte passive. Il pubblico ride, si diverte, si commuove, e si arrabbia, addirittura,  ma non è più in grado di scegliere, troppi condizionamenti dopo un prolungato lavaggio del cervello. Il pubblico sa che è tutta una finzione ma applaude lo stesso. Mi ha impressionato molto ascoltare i candidati delle primarie per il PD. Su un canale privato la scenografia era simile a un  talent show, lo stile  americano con i  tempi uguali per tutti, uno spettacolo di prima serata, in un  paese che ha alle spalle il vuoto. Come se  il Rinascimento non ci fosse mai stato. Pasolini  odiava la televisione e parlava dei "Medium di massa che non possono che mercificarci e alienarci". E cosi è stato. Un pubblico vero per una realtà finta.

giovedì 1 novembre 2012

Inganno


Menzogne. Il PD è passato dai 505mila voti alle regionali del 2008 in Sicilia, a 257mila voti del 2012. Il 49% di voti in meno. E Bersani grida la vittoria di una sinistra che di fatto non riesce a trovare una guida che rappresenti le due anime di questa parte d'Italia, in bilico tra la nostalgia del passato (Bersani-comunismo) e il fascino del nuovo (Renzi-futuro). Gli italiani rincitrulliti dalla stampa e dalla televisione di regime si possono far confondere dai fiumi di parole inutili ma i numeri sono chiari e immediati: 505mila voti di ieri contro i 257mila di oggi. Il resto  è inganno