venerdì 20 dicembre 2019

Bisogna solo andarsene

Aversa (CE). Ho provato a fare un giro a piedi stamattina. Ho rinunciato dopo aver visto auto parcheggiate anche in terza fila. Ho rinunciato dopo un furioso litigio nei pressi del tribunale di Napoli nord con una signora in un suv che sostava fregandosene di tutti gli altri che non riuscivano a passare. Ho rinunciato dopo aver visto il solito parcheggiatore abusivo che è lì da 20 anni e che ora si è appropriato di un aerea chiudendola con una rudimentale sbarra. Ho rinunciato quando ho visto che "privati" si appropiano di aeree pubbliche senza che nessuno alzi un dito. Ho rinunciato quando ho visto un mare di auto ovunque e ho sentito l'aria irrespirabile. Ho rinunciato perché mi sono sentita impotente e sconfitta. 

martedì 17 dicembre 2019

La piazza della vergogna

Piazza Marconi ad Aversa è il simbolo di quello che siamo diventati. Le decennali promesse di riqualificazione sono sempre cadute  nel vuoto ( sparita anche dall'ultimo piano triennale delle opere pubbliche). Terra di parcheggiatori abusivi, veri padroni del centro storico aversano, emblema di una visione miope che cementifica ogni piccolo spazio rimasto libero e abbandona una piazza bellissima ricca di storia e di cultura come piazza Marconi.
Stanotte crollo di un bruttissimo edificio abbandonato a un degrado vergognoso

mercoledì 27 novembre 2019



La vita invisibile (film)
Brasile, anni cinquanta. Nella foresta tropicale due sorelle camminano insieme e poi si perdono, tra la vegetazione fitta si cercano, ma non si trovano più. Troppi ostacoli insormontabili, troppi impedimenti. È la sintesi visiva, la metafora perfetta della storia di due sorelle​ tanto diverse tra loro ma legate da un profondo sentimento. Il temperamento ribelle dell’una e il carattere più mansueto dell’altra li destineranno a vite diverse , tormentate e parallele. Sullo sfondo le lotte di classe a Rio de Janeiro, simbolo del ruolo sociale granitico dei personaggi, che non hanno nessuna speranza di riscatto. La vita invisibile è quella che si sogna, è quella che​ la società, di ogni epoca e nazione,​ impone alle donne, ai loro sogni e alle loro aspirazioni. Negli anni '50, come oggi, la società patriarcale impone etichette e assegna ruoli, destinando le donne ad una drammatica e inevitabile solitudine.

giovedì 14 novembre 2019

La stanza di Anne Frank, nel film-documentario "Anne Frank- vite parallele", è riprodotta nei minimi particolari dagli scenografi del Piccolo Teatro di Milano. Sono tanti i dettagli, in questa ricostruzione, che raccontano la vita della quindicenne: le foto delle attrici famose sulle pareti, il lettino addossato al muro, il diario rosso, i piccoli diverbi con la madre e il racconto del primo bacio. Sarebbe una ordinaria storia di una normale quindicenne se fuori non ci fossero le atrocità della guerra e la follia dell'olocausto. L'attrice Helen Mirren, dalla stanza di Anne legge i passi del suo diario, una narrazione che si sovrappone ai terribili filmati dei lager, ai racconti di vari studiosi che tracciano un quadro storico preciso e alle parole di cinque donne, coetanee di Anne, sopravvissute all'orrore e oggi novantenni, le vite parallele appunto.
Come Anne nel suo diario si rivolge a un amica immaginaria, così nel film, una ragazza della stessa età, Kate, scrive sul suo smartphone domande e riflessioni alla sua amica immaginaria Anne, viaggiando in tutti i luoghi di questa tragica storia: da Parigi ad Amsterdam, da Praga ai vari campi di concentramento.
E' straziante ripercorrere la storia di migliaia di bambini che persero la vita nei campi, così straziante da renderne difficile la narrazione. Le donne sopravvissute all'orrore continuano a raccontare la loro storia perchè le testimonianze dirette sono sempre di meno e l'orrore rischia di essere dimenticato. Il monito è proprio questo: non dimenticare. Mi sono sempre chiesta come il mondo non si accorgesse delle atrocità che si commettevano nei campi di concentramento. Questo film mi ha aiutato a trovare la risposta: quelle persone erano invisibili allo stesso modo in cui lo sono oggi i bambini dei paesi in guerra agli occhi di noi occidentali, anestetizzati dal benessere.
Simbolo della memoria dell'olocausto è, nel film, il giovanissimo nipote di una sopravvissuta, che si fa tatuare lo stesso numero che la nonna aveva portato sul braccio tutta la vita.




martedì 5 novembre 2019


Il problema di questa città ( e non solo) è soprattutto il degrado culturale, morale ed etico. E i vergognosi ( e allarmanti) commenti al post del Sindaco di Aversa Alfonso Golia sull'allerta meteo ne sono la prova inconfutabile. Le testimonianze di questo degrado sono in ogni angolo, in ogni azione, in ogni gesto di mancato rispetto verso questa bellissima città. 
Le foto sono di oggi. Ingresso giudici di pace interno Tribunale Napoli Nord

lunedì 28 ottobre 2019

Storia di ordinaria burocrazia
Nel lontano 2010 il servizio di igiene urbana ad Aversa (CE) viene affidato alla Senesi Spa, con sede in porto Sant’Elpidio (FM), per la durata di 5 anni dalla data di sottoscrizione del verbale di consegna, avvenuta nel 2012. Il contratto è quindi scaduto nel 2017 ma è stato più volte prorogato per il tempo necessario alla conclusione della gara di appalto per la scelta di una nuova società affidataria del servizio. Dopo varie vicissitudini si è aggiudicata il servizio di igiene urbana la Tekra srl, con sede ad Angri ( SA). Il passaggio di consegne però non è avvenuto subito tanto che le due società (Senesi e Tekra) vengono più volte invitate dal Comune ad attivare le procedure per il trasferimento di gestione, senza però ottenere alcun riscontro. E così, nel settembre 2019, il Sindaco richiede l'intervento del Prefetto di Caserta, del Prefetto di Fermo, scrive alle due società interessate e alla direzione Territoriale del lavoro. La Senesi finalmente trasmette la documentazione e la Tekra viene invitata a concludere tutti i passaggi successivi in vista della scadenza della proroga alla Senesi, fissata per il 15 ottobre 2019.
A questo punto ci si trova ad affrontare la fase effettiva del "passaggio di cantiere", che a seconda del contratto, prevede anche il passaggio degli operatori da una società all'altra ed è qui che si arena tutto.
L’epilogo ( momentaneo) di questa vicenda è nella determina dirigenziale n. 94 del 21/10/2019 dove si legge : “ considerato che il servizio di igiene urbana è un servizio pubblico essenziale che per nessuna ragione può essere sospeso o abbandonato”…si impegna in favore della Senesi complessivamente e in via presuntiva l’importo di 292.124.59...fermo restando che il rapporto deve intendersi comunque esaurito..”. In altre parole, per evitare di essere sommersi dai rifiuti durante questo tira e molla tra Senesi e Tekra, il Comune (e cioè la città) paga quasi 300 mila euro a chi dovrebbe essere fuori dai giochi dal 2017.
Mentre la burocrazia si perde in mille inutili rivoli, chi ci rimette è sempre il cittadino che continua a pagare una delle tasse sui rifiuti più alta d’Italia e continua a vivere in una città eternamente sporca, senza che qualcuno ne risulti essere direttamente responsabile.
ps avrei potuto accompagnare questo post con le centinaie di foto di rifiuti sparsi per la città che ho collezionato negli ultimi decenni ma ormai sono immagini che non fanno più notizia.

domenica 27 ottobre 2019

domenica 13 ottobre 2019

Due giorni di sole in questa "italia a 5 stelle" a Napoli . Emozionante come sempre, ricca di spunti di riflessione, di abbracci e di risate. Si sentiva nell'aria che stavamo a Napoli. Che cielo azzuro che c'era..





venerdì 11 ottobre 2019


La cultura è rispetto, prima di tutto sig Sgarbi. E’ rispetto per i luoghi, per le istituzioni che si rappresentano. E’ rispetto per i cittadini ( anche dei 5 stelle) che ti mantengono da 30 anni permettendoti di andare in giro a sputare sentenze e insulti gratuiti. Ma questo siamo diventanti; un paese dove ha ragione chi fa la voce grossa, un paese trash nell’anima. La vostra sicumera è insopportabile. I veri obesi siete voi, ingrassati con i sacrifici dei cittadini.

sabato 5 ottobre 2019

Se anche in pieno centro storico, accanto a una cattedrale e a un campanile millenario riuscite ad accunulare e bruciare i rifiuti ( senza che nessuno paghi), siamo senza speranza. Nessun patto per la terra dei fuochi, nessun " patto di azione" potrà fare niente

giovedì 3 ottobre 2019

Guardare Il film di Mario Martone, ispirato alla commedia in tre atti di Eduardo de Filippo, è come stare a teatro. Lo sguardo dello spettatore non riesce​ a spostarsi oltre la scena,​ lo spazio ripreso è limitato come un palcoscenico. Le case lussuose e kitch, i personaggi​ al limite del surreale che ricordano lo stile di Gomorra sono elementi di modernità, che riportano la narrazione al presente, ma lo spirito della commedia del grande drammaturgo resta immutato.​ Sullo schermo si aggiunge la forza descrittiva delle inquadrature di Napoli, città vitale e variegata dove il centro storico e la periferia si fagogitano fino a somigliarsi.
A differenza della commedia di De Filippo,​ il personaggio principale,​ Antonio Barracano,​ ​
è un uomo dei​ giorni nostri a metà tra un santone e un camorrista. A lui si rivolgono tutti quelli che hanno un problema da risolvere, dissapori familiari, litigi tra amici. Ma Barracano non aiuta per soldi, non mira alla ricchezza personale, è mosso dagli ideali della giustizia, dalla difesa dei più deboli, di chi non ha gli strumenti per ribellarsi alle angherie dei prepotenti. 
L’interpretazione, convinta e perfetta, di​ Francesco Di Leva riesce a mettere al centro della scena la figura di Barracano e a rendere tutti gli altri​ semplici comparse. Citazione a parte per Viviana Cangiano perfetta nel suo ruolo. 
Ma si puo fermare l’ingiustizia, la guerra, la violenza? L'ideale di Barracano è destinato a rimanere utopia? Un uomo solo cosa può fare? La risposta è nel finale del film. Una scena su tutte va assolutamente ricordata: la moglie del Barracano viene morsa da uno dei loro cani e finisce in ospedale, racconta l’accaduto al marito e sentenzia che quel​ cane è troppo violento e va abbattuto. Antonio allora le chiede: “ ma a che ora sei uscita? Era buio?”​ “Era buio", risponde lei, "avevo dimenticato una cosa in macchina” E Antonio laconico : “tene ragione ‘o cane”.

giovedì 26 settembre 2019


Retro e marciapiedi antistanti il mercato ortofrutticolo di Aversa. Responsabilità politiche è vero ma anche individuali. Il cambiamento è dentro di noi prima di tutto.

martedì 24 settembre 2019

ll film sembra essere il testamento del grande regista, un tributo al cinema firmato Quentin Tarantino. Forse per questo non è mai lineare, è un insieme di ciak che non raccontano molto. Il lungo (troppo) viaggio nei ricordi erranti nell'America delle strade che sembrano infinite e degli scenari a metà tra set hollywoodiani e luoghi reali, è intrapreso da due grandi del cinema americano, Brad Pitt e Leonardo Di Caprio. Le due icone di bellezza, ormai nella età della maturità, impersonano un attore e uno stuntman che si sono lasciati alle spalle gli anni d'oro del successo e fanno da contraltare ad una Hollywood che si avvia alla decadenza. Ma ormai dovremmo aver imparato che un cast importante non basta a rendere bello un film. Gli altri personaggi sono fumosi, sembrano entrare nella storia e poi svaniscono senza lasciare traccia, donando a tutte le scene quella inconsistenza che le condannerà all'oblio. Tutti gli spunti del racconto si perdono nella grande storia del cinema, per comporre un film brutto. Il tutto si conclude con una lunga scena splatter, che però appare manierata ed eccessiva, del tutto scollegata dal resto. Insomma un film che regala allo spettatore rari attimi di gioia. Uno fra tutti? Brad Pitt che ripara l'antenna su un tetto...senza maglietta.

domenica 22 settembre 2019

Fuochi di artificio come bombardamenti. Anche questo è terra dei fuochi. Respiriamo o i fumi dei roghi dei rifiuti, o i pericolosi fumi dei fuochi di artificio. E poi lo smog e poi gli scarichi di fabbriche fantasma...ci hanno tolto pure l'aria. Ordinanze che ( quando ci sono) sono carta straccia.

lunedì 16 settembre 2019

Tutti meritatissimi i premi conferiti al film “ Martin Eden” di Pietro Marcello.
La vicenda del giovane Martin, tratta dal romanzo di Jack London del 1908, si sposta da San Francisco a Napoli. In fondo certe dinamiche “umane” sono uguali in ogni parte del mondo. La Napoli di inizio secolo è presentata come uno scenario sfumato, dietro la storia di Martin che salva la vita al giovane Arturo Orsini, il quale, per ringraziarlo, lo invita nella sua casa presentandogli i genitori, gli amici e la sorella Elena della quale Martin si innamora perdutamente. Le differenze culturali e di classe tra i due giovani sono così evidenti che Martin decide di colmarle mettendosi a studiare. Nei libri trova ogni giorno parole nuove, legge tutto quello che gli capita. Davanti a lui si apre un mondo nuovo e capisce che il suo sogno è quello di diventare uno scrittore. Lottando ogni giorno per sopravvivere in un mondo devastato dalla povertà, Martin lavora come un mulo e studia con passione e con un impegno costante che darà i suoi frutti.
Il film sembra non avere tempo: presente, passato e futuro confondono lo spettatore che guarda incantato immagini (molte sono originali) che evocano il fascismo ma anche il boom economico, la lotta di classe e la rivoluzione industriale. Anche la colonna sonora è frutto di contaminazione perché si passa da Teresa De Sio a Debussy con una mescolanza di generi musicali sorprendente e imprevedibile.
Imprevedibile come Martin, che è passionale, assetato di amore e di vita. Questa sua pienezza lo fa sentire sempre più estraneo rispetto ad un mondo spietato, che non fa sconti nemmeno al suo riscatto sociale. La costruzione del film crea, per me, un parallello con Napoli che sembra avere le sue stesse caratteristiche: voglia di riscatto, ribellione alle regole rigide e borghesi e l’amore come filo conduttore. Una città che è come Martin, piena di passione e intelligenza, bella e piena di amore ma che non riesce a trovare la strada per il suo riscatto. Anarchico anche da un punto di vista temporale questo film contiene mille spunti di riflessione. Una bella lezione di vita.

domenica 15 settembre 2019



Al mare pensi di dimenticare per qualche ora i roghi dei rifiuti. Invece la scia di fumo nero si vede anche qui, all'orizzonte. L'incendio sembra venire dalle campagne di Villa Literno. Dai social apprendi ,poi, delle due auto incendiate ad Aversa e vedi la foto della la sua nerissima scia di fumo. Ritorni dal mare pensando all'aria che si respirera'. Ma non è finita. Sulla strada che dal mare porta a casa un fumo nerissimo e fiamme alte. Brucia il ciglio della strada insieme a tutti i rifiuti che la nostra inciviltà e la nostra incoscienza accumulano

venerdì 13 settembre 2019

Ci meritiamo tutto questo? È quello che mi chiedo ogni mattina quando percorro viale Europa ad Aversa. Anarchia totale, zero controlli, un mare di auto, aria irrespirabile. Traffico in tilt fin sopra l'asse mediano. Rifiuti, degrado. Ci meritiamo tutto questo? La risposta é piu drammatica di tutto il resto.

giovedì 12 settembre 2019

mercoledì 4 settembre 2019

Inciviltà e l'assenza totale di controllo. Aversa, in pieno centro storico inerti e rifiuti abbandonati da settimane. E nessuno dice niente. In queste strade ogni pietra racconta ciò che siamo stati e ogni rifiuto parla di ciò che siamo diventati.

martedì 3 settembre 2019

I fumi della Terra dei fuochi non sono solo i rifiuti che bruciano. Sono anche i fumi dei fuochi d'artificio (altamente inquinanti), che altrove si sentono e si vedono raramente, qui sono contorni immancabili di compleanni, matrimoni, feste rionali pseudo religiose, e passatempi incivili, praticati ovviamente ad ogni ora del giorno e della notte. ​ Perché qui non c’è ordinanza che tenga, non ci sono regole di cui si possa garantire il rispetto, c’è la certezza dell’impunità.​ E poi visto che l'inciviltà è come i gas, occupa tutto lo spazio che ha a disposizione, chi spara i fuochi lascia tutti i residui per strada. Loro si divertono, i rivenditori di fuochi ci guadagnano e a pagare ci pensiamo noi. 
Nella foto strada San Biagio, le famose cinta murarie della città di Aversa.


domenica 25 agosto 2019

Bella serata ad Aversa. Cinema all'aperto e musica con "i figli di cibele". Le nostre città vanno vissute. Fuori dai centri commerciali riprendiamoci quel senso di comunità e di appartenenza che abbiamo perso.    

sabato 17 agosto 2019

Vorrei tanto conoscervi per farvi un piccolo omaggio. Bestie. Litorale domizio. Amaraterramia


domenica 11 agosto 2019

Desiderare

l piccolo paesino di Torgiano (PG) é tutto in festa la notte di san Lorenzo. Al Grappolo d'oro la festa piu bella, una lunga tavolata come si faceva una volta, tutti insieme. Un atmosfera veramente magica. Grazie all'instancabile Laura e a tutti i sorrisi che ho incontrato nella notte delle stelle. "desiderare è l'attività umana che più ci tiene in vita ,che sciagura sarebbe se non desiderassimo più, se non avvertissimo la mancanza di qualcosa, di qualcuno.
Questo termine deriva dal latino e risulta composto dalla preposizione de- che in latino ha sempre un'accezione negativa e dal termine sidus che significa, letteralmente, stella.
Desiderare significa, quindi, letteralmente, "mancanza di stelle", nel senso di "avvertire la mancanza delle stelle", dei loro buoni presagi, dei loro buoni auspici, quindi per estensione, percezione di una mancanza e, di conseguenza, sentimento di ricerca appassionata.Il desiderio è il pungolo dei nostri pensieri ,delle nostre azioni ,continuiamo a farlo fino all'ultimo respiro." Scrive Pina Di Caprio

venerdì 9 agosto 2019

La direzione

Condivido il post della mia amica senatrice Silvana Giannuzzi. Parole complicate perché troppo profonde in questo mondo di chiacchiere da bar. Ci basta guardarci negli occhi, é vero.
"Nessuno ha davvero compreso. Siamo cresciuti in un paese difficile, che ci ha messo a dura prova. Abbiamo preso i lavori lasciati liberi dai padroni del sistema. Abbiamo allevato figli, spesso come madri o padri soli, in luoghi senza servizi, senza attenzione, senza comprensione. Siamo stati costretti alla forza senza alternative.
Siamo stati occupati scontenti, e disoccupati ansiosi. Per coloro che dipendevano da noi, e non per altro. Per noi stessi è venuto presto il callo all'incertezza, al pellegrinaggio perenne.
Abbiamo sempre avuto cura di pagare gli affitti, le tasse, le multe perché non volevamo dare scuse, ad uno Stato solo padrone e mai padre, per darci altro tormento.Vivendo nel silenzio, abbiamo fraternizzato con l'ombra, coi suoi molti abitanti. Perciò, alla nostra fatica di vivere, abbiamo aggiunto con naturalezza, il soccorso ai senza casa, la cura dei cani randagi, dei gatti, dei criceti e dei pesci rossi. Abbiamo avuto attenzione solo per il sacro in ogni respiro, in ogni filo d'erba.Non c'è stato dato altro che tutto il tempo e il modo di innamorarci della vita dal suo lato difficile, perciò con sicurezza e per sempre. Non c'è stata data altra scelta se non diventare bravi a chiudere capitoli, a lasciare andare e partire, e a diventare liberi liberi liberi.Siamo immuni perciò alle minacce di date imminenti, durate limitate, cacciate dai palazzi. Siamo una razza fortificata da un paese indifferente.Delle livree ci svestiamo in un attimo. Abbiamo posto la verità altrove.Può essere solo tutto bello per noi. Ci basta guardarci negli occhi per passarci all'infinito la direzione"

giovedì 1 agosto 2019

Amaraterramia

Non vi bastano tutti i fumi di roghi tossici che respirate? Non vi basta tutto lo smog delle auto che respirate? A mezzanotte dovete completare l’avvelenamento con i vostri fuochi di artificio sparati, per un compleanno, in pieno centro storico? Questa è la terra di nessuno dove tutti possono fare quello che vogliono. Veramente c'è solo d'andarsene

domenica 28 luglio 2019

TAV

Nel contratto di governo i due contraenti, m5s e lega, si impegnavano a rivalutare la realizzazione del TAV , dopo una attenta analisi del rapporto costi/benefici. Il risultato di questo studio ha sancito la non convenienza dell’opera, con una perdita tra i 6.1 e 6.9 miliardi di euro per l’Italia. Giusto per ricordarlo, stiamo parlando di un progetto vecchio di 30 anni, con un impatto ambientale disastroso, che crea enormi conflitti sociali e che da sempre ha rappresentato l’emblema di una lotta del m5s contro una classe politica e imprenditoriale senza scrupoli e senza un minimo interesse per il bene comune. L’annuncio di Conte per il proseguimento dell’opera è scaturito da nuovi accordi presi con gli altri due soci, Francia e Unione Europea, che prevedono un aumento della loro quota di investimento al punto tale che si annullerebbero i maggiori costi individuati dallo studio italiano a tutto vantaggio dei benefici. Questo, però, é un ragionamento che tiene conto solo dei soldi (i nostri). Il Tav, invece, rappresenta, per milioni di cittadini che hanno votato il movimento, l’opposto di un mondo in cui spostarsi velocemente non è importante quanto l’ambiente e la sua tutela. C’è ancora qualcuno che si ricorda della “decrescita felice”? Il movimento non è solo un “sogno politico”, è una realtà, che si è sviluppata ed è cresciuta perché ritenuta credibile, in un Paese in cui la classe politica non mantiene mai le promesse, è coerente, perché ha lottato con una precisa idea del futuro da costruire. Bisognerebbe mettere da parte qualsiasi analisi economica e concentrarsi sull’unico vero beneficio, quello ambientale, uscendone magari sconfitti politicamente ma con la certezza di essere ricordati per aver risparmiato alla nostra penisola un’altra violenza di cui non ha bisogno.

sabato 20 luglio 2019

Anno zero

Avrei potuto pubblicare le decine di foto dei roghi dei rifiuti di questi giorni ma ormai il fumo nero non fa più notizia. Gli occhi li apriamo solo quando la spazzatura inizia ad accumularsi davanti al nostro uscio. Solo allora (forse) ci facciamo qualche domanda. 
Il governatore De Luca ha fallito nella gestione dei rifiuti, al di là del colore politico questo è un dato di fatto. E’ fallito il piano di rimozione delle Ecoballe di Taverna del re, fallito il piano rifiuti, fallito il progetto delle compostiere di quartiere ( che fine hanno fatto?) che anche il Comune di Aversa aveva chiesto. Con il fermo dell’inceneritore di Acerra ci sarà una nuova grave emergenza rifiuti. E solo ora si corre ai ripari. Con il solito metodo che ha distrutto negli ultimi decenni la nostra regione: quello delle discariche provvisorie. Il genio “politico” ne ha previste a Giugliano, a Taverna del Re, a Napoli, a San Tammaro, a Polla, a Battipaglia, ad Avellino. Tutti siti famosi per la “salubrità dell’aria”. Cosa verrà messo in questi siti di stoccaggio? Rifiuti “misti” come è successo a Taverna del re (che poi sarà difficile smaltire)? Che garanzie hanno i cittadini a tutela della salute pubblica? 
A ogni emergenza rifiuti si parla di soluzioni (sempre momentanee). Pochissimi le cercano a monte di questo circolo folle che ci porterà alla autodistruzione. A monte c’è una seria DIMINUZIONE dei rifiuti. Non si può più rimandare. La politica deve avere questo compito! A qualsiasi livello istituzionale è necessario operare in tal senso. Nei supermercati scaffali enormi di detersivi, di acque ( ma siamo impazziti?), di shampoo, di balsamo, di succhi, addirittura di frutta ( due banane, un arancia a spicchi) venduti nella plastica! E poi gli scarti industriali. Ad Aversa, per esempio, chi controlla la miriade di fabbrichette sparse sul territorio? Che ci vuole a capire perché si bruciano tanti pneumatici? Le 500 compostiere comprate dal Comune di Aversa giacciono ancora in deposito, pochissimi cittadini ne hanno fatto richiesta. E’ sempre una questione di rivoluzione culturale. Ma basta guardare i carrelli che escono dai supermercati per capire che siamo ancora all’anno zero.

mercoledì 17 luglio 2019

Affari a gonfie vele

Gli unici affari che vanno sempre bene, che non conoscono crisi, che se ne fregano del Pil, dei dati statistici sull’occupazione e di tutti i mezzi di distrazione di massa che i giornali ci propinano ogni giorno, sono quelli dell’Ecomafia. E’ quanto emerge dal sempre interessante rapporto annuale di Legambiente. Sulla distruzione dell’ambiente ci lucrano tutti: ben 16,6 miliardi di euro, 2,5 in più rispetto all’anno precedente , gli “ambiti” prediletti sono il ciclo illegale del cemento e dei rifiuti, filiera agroalimentare e racket degli animali. La Campania domina la classifica regionale delle illegalità ambientali con 3.862 illeciti e quella delle illegalità nel ciclo del cemento con 1.169 infrazioni. A gonfie vele anche le archeomafie racket legato alle opere d’arte e ai reperti archeologici ( chissà perché mi viene in mente la bellissima chiesa della Maddalena ad Aversa) Manco a dirlo la regione più esposta all’aggressione dell’archeomafia è la Campania, con il 16,6% di opere d’arte rubate. In leggera crescita anche i delitti contro gli animali e la fauna selvatica con 7291 reati Unico dato positivo del rapporto sono i buoni risultati della legge 68/2015 sugli ecoreati, che sin dall’inizio della sua entrata in vigore , nell’anno 2015, sta stando un contributo fondamentale nella lotta agli ecocriminali. 

Insomma i numeri preoccupanti ma anche la tipologia dei reati (come il racket degli animali) dimostra che la corruzione resta il problema principale di questo paese. Un Paese che per decenni ha pensato solo alla “legalità” imbrigliandosi in un sistema burocratico fatto di leggi e leggine, puntualmente raggirate, trascurando i concetti di civiltà e di moralità e di una cultura radicalmente diversa. Perchè il rispetto dell'Ambiente, a cominciare dalla politica, è soprattutto un dovere morale.

mercoledì 10 luglio 2019

"Le carte apposto"

Ieri al Policlinico per una visita: corridoio strapieno di gente, sala di attesa semivuota, tutti accalcati davanti alle porte delle varie stanza perché il numeratore “ signò si blocca sempre”. Aspetti che la porta si apra e al primo camice bianco che vedi chiedi informazioni. “Signora ma questa prescrizione non va bene” allora insisto spiegando di essere già stata all’accettazione “signora io qui sto lavorando mica sto perdendo tempo!” Avrei voluto urlargli “io sto da due ore in un traffico infernale, con un caldo infernale, un’ora per elemosinare un parcheggio, un’altra ora di fila all’accettazione, un ora per capire che razza di inferno è la sanità pubblica e tu mi dici che stai lavorando” Mantengo la calma e provo a capire. “Signora le ricette sono due, per questa visita ne serve un’altra “. Un’altra che dice la stessa cosa delle due che avevo, in sostanza. Cosi mi dicono dopo aver percorso il lungo corridoio una decina di volte facendomi largo tra la gente. Allora chiedo di poter chiamare il mio medico curante che mi può spedire su posta elettronica la ricetta giusta. “ Le conviene non insistere il dottore che deve visitarla è…particolare” Intanto è quasi l’una, il corridoio si è svuotato, il caldo e la stanchezza si fanno sentire. Io sto li con il cellulare in mano, non so che fare. Parlo con la capo sala che con molta gentilezza mi convince a ritornare con la prescrizione giusta “ che vuole che le dica poteva visitarla anche con questa ricetta ma purtroppo quel medico è fatto cosi..”Sono due settimane che vado avanti indietro senza risolvere nulla. L’importante è che tutte le carte stiano a posto.La prossima volta voglio nascere in Svizzera. Non ci resta che sfogarci sui social
Oggi al supermercato. Insalata dalla Germania. Siamo tutti impazziti.

martedì 9 luglio 2019

Competenza regionale!


Quando lo capirete che lo smaltimento dei rifiuti è una competenza regionale? Poveri Sindaci...

ECOBALLE
di Marco Travaglio
9 Luglio 2019 

Tale è la voluttà di gettare tutte le croci addosso a Virginia Raggi, anche quelle destinate ad altri, che ormai politici (anche dei 5 Stelle) e giornali negano persino l’evidenza. E cioè che lo smaltimento dei rifiuti della Capitale, come di tutte le città d’Italia, è competenza esclusiva della Regione. In questo caso, del Lazio governato da Nicola Zingaretti. E il principale problema dei rifiuti romani non è la raccolta, che in tempi normali faticosamente regge, nei limiti di una metropoli con quelle dimensioni, quei bilanci disastrati e quell’impatto turistico: ma è lo smaltimento. Per un motivo molto semplice: nel 2013, pressati da indagini giudiziarie, proteste popolari e una procedura d’infrazione Ue, il sindaco Ignazio Marino e il neogovernatore Nicola Zingaretti chiusero la fetentissima e inquinantissima discarica di Malagrotta, la più grande d’Europa (240 ettari), di proprietà del “re della monnezza” Manlio Cerroni: e fecero bene. Ma purtroppo si scordarono di decidere il sito alternativo con cui sostituirla per smaltirvi i rifiuti: e fecero male. Malissimo. Tant’è che Roma, a sei anni di distanza, paga ancora quella scelta (anzi non scelta) sciagurata: perchè non sa dove smaltire i suoi rifiuti. In questi sette anni le due giunte Zingaretti hanno accuratamente evitato di decidere il luogo della nuova discarica, per paura di scontrarsi con le popolazioni e le giunte dei comuni e prescelti (perlopiù targate Pd).
Quindi se oggi, come sempre fin dai tempi di Marino, a ogni guasto, o incendio, o manutenzione di uno dei quattro impianti di Tmb che reggono a stento il trattamento dei rifiuti capitali, la città va in emergenza e i rifiuti si accumulano per le strade, il colpevole è uno solo: la giunta regionale Zingaretti. La Raggi ha altre colpe, anche in tema di rifiuti: aver cambiato tre assessori in tre anni (l’ottima Muraro, la troppo ideologica Montanari e ora se stessa) e tre amministratori dell’Ama (che finora, con 1 miliardo di buco, una flotta di mezzi utilizzabili solo al 55% e tassi di assenteismo da quarto mondo, non hanno saputo mettere ordine nella municipalizzata). Ma sullo smaltimento nulla poteva né può fare, perchè non è nelle sue competenze. Infatti da tre anni chiede un nuovo Piano rifiuti alla Regione. Invano. E dire che la giunta Zingaretti è stata messa due volte in mora da altrettante sentenze del Tar, nel 2016 e nel 2018, che le ordinano di “individuare la rete integrata ed adeguata di impianti di smaltimento rifiuti in ambito regionale” perchè “crearla spetta alla Regione e non allo Stato”, e minacciano in caso di inerzia l’arrivo di “un Commissario ad acta” nominato dal prefetto.
Niente da fare: tutto fermo. Il che rende ridicolo leggere che “la Regione commissaria la sindaca”: l’unico ente che, sentenze alla mano, andrebbe commissariato è la Regione. Invece, stando ai media, pare che il problema sia che la Raggi ha fatto una gaffe in un video sui social: quello in cui dimostra che una delle aziende millantate dalla Regione come pronte ad aumentare la raccolta della monnezza romana, la Rida di Aprilia, era chiusa. Risposta della Regione: hai sbagliato azienda, quella non è la Rida. Invece è proprio la Rida, ripresa dal retro, visto che dall’ingresso principale la sindaca non l’han fatta entrare. Da tre giorni siti e giornaloni ripetono a fotocopia la fake news della “gaffe della sindaca che sbaglia ditta”. Non sbaglia ditta e comunque non è certo quello il guaio di Roma. Che dipende da ben altri fattori, raccontati per filo e per segno da Vincenzo Bisbiglia sul nostro sito.
Il ciclo dei rifiuti prevede tre fasi: raccolta (fase 1); trattamento (fase 2), con eventuale “trasbordo” provvisorio, cioè parcheggio in caso di difficoltà o ritardi del passaggio successivo) (fase 2-bis); e smaltimento (fase 3). La 1 spetta al Comune (cioè all’Ama). La 2 spetta alle società autorizzate dal Piano rifiuti regionale (in una mappa di “aree bianche” indicate da province o città metropolitane): i quattro impianti Tmb (trattamento meccanico biologico: due di Colari, l’ex gruppo di Cerroni ora commissariato dal tribunale, e due di Ama), che basterebbero a stento se fossero sempre tutti a pieno regime, invece sono troppo vecchi per non andare ogni tanto in tilt (al netto degl’incendi dolosi). La 3 spetta agli impianti decisi dalla Regione: discariche e inceneritori. E proprio la 3 manca a Roma: dalla fine di Malagrotta, il ciclo dei rifiuti non si chiude. Discariche e inceneritori del Lazio sono troppo piccoli per smaltire le 4700 tonnellate di immondizia prodotte ogni giorno dai romani. Servirebbe un nuovo Piano Rifiuti della Regione, che invece è ferma a quello del 2012 della Polverini, pre-chiusura di Malagrotta. Da allora la Regione s’è limitata ad aggiornarlo per redistribuire parte dei rifiuti romani in impianti già esistenti fuori Roma: nel Lazio, in altre regioni (Abruzzo, Veneto, Puglia, Emilia Romagna, Lombardia) e in altri Stati (Austria, Germania e Portogallo). Tutti accordi regionali costosissimi per la città: 50 milioni l’anno, pagati dai romani con la tassa rifiuti più alta d’Italia. Nel 2017 ha pure chiuso l’inceneritore di Colleferro. Intanto la differenziata, avviata da Alemanno e incrementata da Marino e Raggi, è arrivata al 45%: si può fare meglio (la sindaca ha annunciato nel 2017 un piano per portarla al 70% nel 2021: auguri), ma è già un discreto traguardo, che ha ridotto le tonnellate giornaliere da smaltire a 3mila. Ma il guaio non è la raccolta (fase 1): è il trattamento (fase 2) che spesso va in tilt, o per l’aumento dei rifiuti sotto Natale e a luglio, o per il blocco di uno o più Tmb (su quattro). E allora si tampona col trasbordo provvisorio (fase 2-bis), ma anche lì la Regione dorme: solo nel luglio 2018 ha autorizzato, fuori dai capannoni di Rocca Cencia e Salario, due aree scoperte dove appoggiare i rifiuti in attesa di trattarli. In ogni caso, manca da sei anni lo smaltimento in loco (fase 3).
Nel 2018 la situazione precipita. Un incendio doloso devasta a marzo il Tmb di Rocca Cencia e un altro, a dicembre, distrugge completamente il Tmb di Salario. I cittadini esasperati bloccano anche i trasbordi all’aperto. Così, oltre alla 3, saltano anche le fasi 2 e 2-bis. La Raggi bandisce appalti per il trattamento, ma le gare vanno regolarmente deserte (l’Antitrust indaga su possibili cartelli fra operatori, interessati ad aggravare l’emergenza per tornare ai vecchi affidamenti diretti, aumma aumma). Chiede aiuto ad altre Regioni, che spesso rispondono picche. Si appella a Zingaretti perchè vari finalmente il Piano rifiuti, per cui a gennaio 2019 la Città Metropolitana ha consegnato alla Regione la lista delle “aree bianche” dei nuovi impianti. Invano. In vista del mese critico di luglio, tenta una proroga delle aree di trasbordo a Ponte Malnome e Saxa Rubra, ma gli abitanti si ribellano. Intanto, dei tre Tmb rimasti, i due di Colari annunciano in contemporanea un programma di manutenzione da giugno a settembre, col taglio della capienza giornaliera da 1250 tonnellate a 500. E il 31 luglio scadrà pure l’accordo Lazio-Abruzzo per il trasloco di parte dell’indifferenziato romano.
É la tempesta perfetta. Il collo di bottiglia che sta strozzando la Capitale. Scrive Bisbiglia: “Dopo Pasqua le strade si riempiono di sacchetti, Ama raccoglie (con le sue difficoltà), ma non sa dove portare l’immondizia, la differenziata va in tilt fra i cittadini scoraggiati e i lavoratori sotto pressione”. L’ennesima, prevedibilissima emergenza esplode col caldo e le puzze. Ma la giunta Zingaretti partorisce l’ennesimo topolino: un’ordinanza che ordina al Comune di acquistare subito 300 nuovi cassonetti (la città ne ha 52mila), non stanzia un euro e non decide nuovi impianti. Promette solo l’uso a pieno regime di quelli del Lazio, ma questa parte è scritta coi piedi (la ditta Rida, letta la prima versione, annuncia che non prenderà un grammo in più di monnezza e cambia idea solo dopo un’aggiunta posticcia: a proposito di “gaffe”). Qualcuno ciancia di nuovi inceneritori, come se non occorressero 7-8 anni per farne uno (e allora si spera che la differenziata in più lo renderà inutile). O di una nuova discarica (a Pian dell’Olmo o altrove), che però andrebbe varata. Da chi? Dalla Regione. Fra una grida manzoniana e l’altra, Zingaretti invita la Raggi a “vergognarsi”. E lui quando si vergogna?

domenica 30 giugno 2019

Fino a quando resisterà la bellezza?


Stamattina ho visitato la reggia di Carditello. Testimonianza di una terra bellissima, il sito resiste agli scempi dei nostri giorni e delle nostre follie. La vera resistenza è in questi luoghi. Quando sono uscita tra le campagne di Casaluce ho visto un grande rogo, un fumo che ha annerito in pochi minuti tutta l'area circostante. Un delirio di incoscienza il nostro. Fino a quando resisterà la bellezza?

lunedì 17 giugno 2019

Ci si abitua a tutto. Non c'è niente da fare. Tutti stesi al sole incremati e alla moda con l'immancabile bicchiere in mano. E da lontano il mare che si può solo guardare. Meglio la piscina idromassaggio "dentro però c'è l'acqua di mare" mi dicono. Bella consolazione. C'era quel film di fantascienza dove la mattina la famiglia sceglieva che cosa vedere da una finta finestra : oggi il mare, domani un prato. Si poteva, in quel film, solo scegliere da un display perché fuori non c'era più niente. Sempre meno fantascienza. Sempre più vicini alla realtà. Amaraterramia

venerdì 14 giugno 2019

Lo stile di P. Almadovar lo riconosci subito dall’abbigliamento degli attori, dal trucco, dagli ambienti, dagli arredamenti colorati e spagnoleggianti. Lo riconosci anche dalla presenza costante di una figura femminile che mamma, figlia o suora è sempre perno centrale della narrazione pur non essendo una eroina ma una semplice protagonista della quotidianità.
Nel film Almadovar racconta se stesso attraverso un Antonio Banderas che, in un corpo che porta tutti i segni del tempo , vive in una casa museo dove tutto si è cristallizzato. Anche i suoi ricordi: un vecchio amore, la tenerezza della madre, la sua vita artistica. Nella scena finale c'è lui piccolo con la madre. Perché è sempre lì che si ritorna.

martedì 11 giugno 2019

Casa dello studente ( si fa per dire)

La vicenda della casa dello studente ad Aversa è nota a tutti. Tutti ricordiamo i vari tagli di nastro, i lavori di ristrutturazione ripetuti più volte, la denuncia anche di “Striscia la notizia”. L’immobile era stato dato in concessione all’A.Di.S.U. (università) che aveva degli obblighi da rispettare. Concessione revocata ( amministrazione De Cristofaro) per non aver rispettato le condizioni contrattuali.
Il commissario prefettizio in data 04/06/2019, quindi a pochi giorni dall’insediamento del nuovo sindaco , firma una delibera nella quale si legge che si concede l’immobile a USO GRATUITO e per 10 anni al Ministero della Giustizia.
Uso gratuito con tutti i problemi economici che ha il Comune di Aversa? Ma soprattutto è una decisione che, secondo me, doveva essere al centro di una di un’ampia discussione politica in Consiglio Comunale. Il commissario prefettizio ha il compito di occuparsi di ordinaria amministrazione e questa concessione non lo è. Queste decisioni spettano ai rappresentanti del popolo. Spettano quindi alla politica non alla burocrazia. Vogliamo dare a qualcuno altro pure il Leonardo Bianchi all'interno della Maddalena?.Con la scusa della "pubblica utilità" ovviamente.

domenica 9 giugno 2019

Buon lavoro Alfonso Golia, nuovo sindaco di Aversa. Abbiamo lavorato fianco a fianco per tre anni come consiglieri comunali. Sotto bandiere diverse ma sempre col massimo rispetto. Mi auguro che la tutela dell'ambiente sia un tema centrale della tua amministrazione. Buon lavoro.

venerdì 7 giugno 2019

Mi auguro che il futuro sindaco di Aversa pretenda dall’Arpac dati costanti e seri sulla qualità dell’aria in città, magari con precise indicazioni sulle fonti di inquinamento. E poi vediamo se la ZTL può essere solo una scelta o deve essere una improrogabile necessità

mercoledì 5 giugno 2019

"Noi siamo un paese senza memoria. 
Il che equivale a dire senza storia. 
L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell'oblio dell’etere televisivo, ne tiene solo i ricordi, i frammenti che potrebbero farle comodo per le sue contorsioni, per le sue conversioni." (P.P. Pasolini). Quando gli intellettuali erano intellettuali.

La scultura

La scultura (di Isaac Cordal) nella foto si trova a Berlino e ha un titolo eloquente "I politici parlano di riscaldamento globale". Oggi è la giornata mondiale dell’ambiente. Fossi io a decidere la ribattezzerei “ giornata mondiale dell’ipocrisia” insieme alla festa della donna ( 108 donne uccise in Italia nel 2018). Circa 10 milioni di persone muoiono ogni anno nel mondo per la cattiva qualità dell’aria: industria, trasporti e produzione agricola sono le maggiori cause dell’inquinamento atmosferico. Le cifre allarmanti si trovano facilmente su internet. Una umanità folle che inquina la terra per produrre, inquina la terra per trasportare questi prodotti, inquina la terra perché non sa dove gettare i residui di questi prodotti. Una politica seria per l’ambiente non deve guardare più in faccia a nessuno, non deve più rimandare. L’agenda politica mondiale deve avere come priorità la cura dell’ambiente. L’ambiente, non lo spread, il PIL e tutti gli inganni economici con i quali ci anestetizzano il cervello ogni santissimo giorno.

venerdì 31 maggio 2019

IL traditore

Ci sono dei film che potrebbero finire anche dopo la bellezza della prima scena. È il caso de “Il traditore”, regia di Marco Bellocchio. Siamo a Palermo, negli anni 70, c’è aria di guerra tra Totò Rina e le vecchie cosche. Le famiglie festeggiano insieme Santa Rosalia per cercare di trovare un accordo. Riuniti in una casa ci sono gli uomini, che scrutano i nemici, hanno sguardi sospettosi e sembrano sempre pronti a sparare, ci sono le donne, ammucchiate sui divani con i loro sfavillanti abiti da sera, arrese a un destino segnato e i bambini, che giocano ignari, poi i fuochi e i brindisi e la statua della Santa che troneggia nella stanza. Da qui si parte per raccontare la storia di Tommaso Buscetta, il primo pentito di mafia che svelò il legame Stato-mafia. Nei panni di Buscetta uno straordinario Pierfrancesco Favino, che interpreta il boss dei “due mondi” in modo magistrale. Toglie il fiato la scena dell’uccisione di Giovanni Falcone, con una sequenza scenica che non si dimentica facilmente. Un sorriso amaro invece per la scena dove si intravede Giulio Andreotti in mutande e un’amarezza infinita per la mattanza di quegli anni. Nell’epilogo le scene del maxi processo nella vera aula bunker di Palermo dove i boss, dietro le sbarre come animali in gabbia, deridono e provocano la giustizia che con fatica percorre la sua difficile strada.

martedì 28 maggio 2019

Come rappresentante di lista ho visto che sulle schede elettorali, accanto al simbolo del m5s, gli elettori hanno, spesso, scritto anche "Di Maio". Tanti, tantissimi lo hanno fatto. Un leader amato dal popolo odiato da chi, ancora oggi, non si capacita come un ragazzo sia riuscito a diventare ministro e capo politico senza fare il galoppino di nessuno. Siamo un popolo con una mentalità allenata a "usare e gettare". Facciamo così con tutto, con i beni di consumo, con i sentimenti, con le persone, con gli ideali. Siamo un popolo senza il senso dello Stato, senza una coscienza civica, ignoranti politici sempre pronti a sputare sentenze e condanne e a osannare chi fa la voce più grossa. Una società liquida che della sostanza non sa niente.

lunedì 13 maggio 2019

Elezioni Europee 2019

Il Sud è una terra che non teme confronti. La sua bellezza resiste alla follia degli uomini. Una bellezza che si legge in ogni albero rimasto, in ogni sguardo, in ogni pietra, in tutte le parole. Anche in quelle non dette

giovedì 9 maggio 2019

Lei e la sua inseparabile bici. Un'aliena in queste nostre città assediate dalle auto dove pochi si ribellano allo spazio rubato, allo smog soffocante e all'alienazione di una umanità "inscatolata" Marì Muscarà

giovedì 25 aprile 2019

Musica e stelle a Cardito (CE). Bellissima festa del movimento. Incontri, sguardi, sorrisi e confronto. (con Silvana Giannuzzi)

domenica 21 aprile 2019

Mi girano

Armando Siri, sottosegretario del ministero delle infrastrutture e dei trasporti, è indagato per corruzione in un'indagine della Procura distrettuale antimafia su società che si occupano di energie rinnovabili. Salvini lo ha voluto sottosegretario nonostante sia stato condannato a 1 anno e 8 mesi di carcere per bancarotta fraudolenta (pena che ha patteggiato, ammettendo la colpa). Questo è il caso Siri. L'accusa di corruzione è scattata perché i magistrati pensano che abbia intascato una tangente di 30mila euro per favorire con leggi ad personam (il maestro supera l'allievo ) l'azienda del lobbista Arata, amministratore ligure di una società di energie rinnovabili. L'attenzione della procura antimafia su Arata nasce da un legame societario di quest'ultimo con un tal Vito Nicastri, re dell'eolico siciliano, socio occulto di Matteo Messina Denaro. Questi i fatti. È significativo il rapporto tra Arata e la Lega che nasce con l'incarico che Salvini gli dà per scrivere il programma sull'energia. È evidente l'enorme conflitto di interessi. Come scrisse Travaglio " È come incaricare la Fiat di fare un piano della mobilità in Italia". Vi ricordo che Salvini ha tentato di farlo nominare presidente dell'Authority dell'energia, bloccato poi da Luigi di Maio. Informarsi è fondamentale. Pensi a questo (e a molto altro) Salvini prima di parlare di Virginia Raggi che ha coraggio e determinazione da vendere. Serena Pasqua a tutti.

venerdì 5 aprile 2019

È difficile spiegare. Sarò sempre riconoscente al movimento 5 stelle che, come ci diciamo spesso io e te, bisogna viverlo per capirlo. E noi lo abbiamo vissuto tutto, interrogantoci ad ogni passo, confrontandoci su ogni dubbio, avvilendoci ad ogni sconfitta e gioiendo dei piccoli successi. Abbiamo anche tanto riso mentre sognavamo un mondo diverso. In alto i cuori Antimina Di Matteo perché quella è l'unica strada. europee2019

sabato 30 marzo 2019

A Scampia con il ministro Barbara Lezzi e le consigliere Valeria Ciarambino e Marì Muscarà per parlare del reddito di cittadinanza, di lavoro e di Sud.

sabato 2 marzo 2019

È stato un piacere ascoltare il giornalista Gianluigi Paragone e incontrare tutti voi..

lunedì 28 gennaio 2019

La favorita

Si entra in punta di piedi nella camera da letto di una sovrana. Non è cosi nel film “La Favorita” del regista greco Yorgos Lanthimos dove tre donne intrecciano le loro vite per assicurarsi quel potere indispensabile per proteggerle dalle loro fragilità. Nel film gli uomini sono ai margini della storia; pezzi di arredamento col parruccone e il naso incipriato, pedine nelle mani della scaltrezza e della determinazione del mondo femminile. Siamo nei primi anni del 700, l’Inghilterra è in guerra contro la Francia ma l’eco della morte e della povertà non arriva a palazzo. Tra quelle mura s' inganna la noia con le corse delle papere, con l’abbondanza del cibo e la bulimia. Costumi bellissimi, sceneggiatura perfetta, assenza di luci artificiali, il film è una farsa grottesca e barocca sospesa tra una vasta gamma di sentimenti umani che si somigliano sempre in ogni luogo e in ogni epoca.

giovedì 10 gennaio 2019


Due film pluripremiati ma solo il secondo li merita tutti. 
Cold War è la storia di una cantante di canti popolari, Zula e della sua storia d’amore con il direttore del coro, nella Polonia degli anni 50. Il bianco e nero è solo pretestuoso, l’ amore è ostacolato ma non si capisce bene da cosa. Tra canti popolari e riferimenti storici non rimane niente, nessun personaggio delineato bene, noioso e patetico.
“Roma” è girato in bianco e nero e questo dona al film una connotazione di ricordo e di vintage che s’intona perfettamente con la narrazione. Roma è un quartiere di Città del Messico dove vive una famiglia benestante con una tata indigena tuttofare che è la voce narrante di questa non-storia: lo spettatore non avrà nessun finale ma solo la possibilità di vivere la quotidianità di una borghesia di discendenza spagnola. Siamo negli anni 70 in una terra dove coesistono ancora molte anime. Un “nuovo mondo”, nuove case simbolo di ricchezza con i cortili che ospitano ancora gli animali e i loro escrementi; simbolo di un legame con una vita contadina che stride con le violente tensioni sociali. E’ in questo contesto che vive la “sguattera” Cleo, figura delicata e poetica che non abdica mai alla sua dignità. Il dualismo è il tema cardine del film, il dualismo tra chi è ricco e chi è povero, tra chi conquista e chi subisce, ma soprattutto tra il mondo degli uomini e delle donne. Emblematico il rapporto tra l’uomo di casa, marito e padre, e la sua auto: attentissimo a non graffiarla, studia al millimetro lo spazio che ha a disposizione per parcheggiarla, riflette, fuma, torna indietro, ingrana le marce. La sua figura s’intravede appena , sembra un tutt’uno con la carrozzeria, anche quando è in casa. La cura maniacale con cui si dedica alla macchina rende ancora più evidente la superficialità e il distacco che l’uomo riserva ai figli e alla moglie, che si rassegna ad essere sola quando lui la lascia.
: “Non importa quello che ti dicono , alla fine, noi donne saremo sempre sole…”. Cosi dice la ricca signora alla sua serva. Due vite accomunate dallo stesso destino di solitudine.