venerdì 31 luglio 2009

Aree Standard













Per aree standard s'intende: " la quantità minima di aree pubbliche espressa in metri quadrati per abitante, che gli strumenti urbanistici devono riservare per la realizzazione delle dotazioni territoriali: aree verdi parcheggi, scuole ecc." Le foto si riferiscono a un'area standard del comune di Aversa. Da tredici anni (e sottolineo tredici) nell'area si svolgono misteriosi e interminabili lavori; è stata fatta una fontana (tra le erbacce) poi è stata smontata e rifatta (quanto sono precisi!), poi ( sempre tra le erbacce) sono stati piantati molti alberi . Tutto sempre rigorosamente recintato, abbandonato e con l'accesso vietato ai non addetti ai lavori. Uno spazio pubblico, cioè di tutti, inutilizzato da tredici anni.

giovedì 23 luglio 2009

I gabbiani

Sono stata al mare. Ischitella è la spiaggia di fronte a Ischia. Infatti dalla sdraio puoi ammirare l'isola che, nei giorni più limpidi, mostra i suoi dolci pendii con le case colorate. Uno spettacolo. Non c'erano altri bagnanti, hanno tutti paura dell'inquinamento. Io, invece, ci vado perchè, dopo tutto il fumo dei roghi dei rifiuti che ho respirato, dopo tutti i veleni che ho mangiato, io al mare non ci rinuncio. Ischitella è la spiaggia della mia infanzia, dei panini alla nutella mangiati dopo il bagno pomeridiano, del mare rassicurante a due passi da casa. Ne conosciamo ogni colore, ogni variazione di luce, ogni profumo. Mi sono accorta che quella spiaggia esiste ormai solo nei miei ricordi. Mentre raccoglievo il telo asciutto, perchè nel mare non ti puoi più bagnare, ho visto un paio di gabbiani che si avvicinavano sicuri alla riva. Ho raccolto le creme protettive (è dal sole che bisogna proteggersi?) mi sono girata e ne ho visto altri due. Strano, quando ero piccola non c'erano su questa spiaggia. Chiudo la borsa. L'acqua nella bottiglina è bollente. Mi siedo. Eccone altri cinque o sei. Restano a riva. Aspetto di vederli alzare in volo e planare sul mare. Ma loro restano fermi. In fila. Ormai sono una trentina e ne arrivano altri. Non sono più tranquilla. Mi condiziono e anche Ischia mi appare dai contorni sfumati. I gabbiani sono come in attesa di qualcosa. Come me. Li guardo e avverto un brivido. Penso alle discariche sparse tra Caserta e Napoli su cui volteggiano sempre centinaia di gabbiani. Cammino sulla pedana di legno, mi avvio all'uscita. Il mio movimento fa alzare in volo i gabbiani. Gli ombrelloni sono tutti chiusi e la borsa mi pesa terribilmente sulla spalla.
(foto, discarica di Giugliano (Na))

martedì 21 luglio 2009

Povero mare nostrum

Da casa mia per arrivare al mare bastano 15 minuti. Praticamente è come abitare sul mare. Oggi anche il mare non c'è più in Campania. Quello che resta è una grande massa di acqua in cui è stato sversato di tutto. Ma anche a questa nuova realtà ci siamo rassegnati e in spiaggia ci limitiamo a prendere solo il sole, che qui splende più che altrove. Ma il marcio avanza. E quest'anno circola la voce che anche la sabbia è inquinata. Come al solito lo Stato fa la sua parte e nonostante questa tragica situazione non si sbilancia: nessuna comunicazione ufficiale, pochi e vaghi divieti di balneazione. La leggenda metropolitana e la verità si mescolano e confondono le idee. Si parla di vermi nell'acqua e tra i granelli si sabbia, di strane bolle che ti ricoprano il corpo appena tocchi il litorale. Un lungo litorale che parte da Napoli e arriva alle porte di Roma. E lo Stato tace. E l'informazione tace. E i cittadini si adeguano. Sabato e domenica gli stabilimenti balneari erano vuoti. La gente cerca nuovi lidi e nessuno sogna una ribellione, una protesta, un grido di dolore. Si ripiega sul fresco terribilmente artificiale degli ipermercati che qui nascono come funghi. E si cerca di dimenticare che a pochi passi c'è l'odore ancora intenso della pineta, le spiagge interminabili e un mare in agonia. Profetico il libro di A.M.Ortese dall'inquietante titolo " Il mare non bagna Napoli"




mercoledì 15 luglio 2009

23 novembre 1980

Tutto è cominciato col terremoto. Il 23 novembre 1980 la Campania iniziò il suo inesorabile declino. Le crepe aperte allora non si sono più richiuse. Sotto le macerie i 2914 morti, sopra le macerie un mare di soldi che arricchì una classe politica che, da quel momento, non ha avuto più pietà di niente. Da quel terremoto si è capito che qui si poteva fare tutto; se sparivano tanti soldi, si poteva anche riempire la regione di rifiuti e poi costruirci un paio d'inceneritori e poi lasciarla nelle mani della criminalità. Da L'espresso : "Ventinove anni dopo quel sisma terribile, politici e imprenditori sono stati tutti assolti. E questo non perchè la corte li ha riconosciuti innocenti, accogliendo la loro difesa. No, l'assoluzione è scattata per prescrizione: è passato troppo tempo per giudicarli." Ecco un commento all'articolo di un utente che si firma tristemente " Cristo si è fermato ad Eboli" : "la legge 219 stabiliva che almeno il 50 per cento dei finanziamenti venisse destinato a opere pubbliche, cioè gestito direttamente dai politici. Parecchi dei protagonisti di quella ignominiosa rapina, consumata sulla morte di migliaia di cittadini e sull' interessata complicità omertosa sia degli apparati amministrativi e istituzionali che di gran parte delle cittadinanze campane e basilicatesi, continuano le loro miserabili carriere politiche, a destra come a sinistra."

mercoledì 8 luglio 2009

Il coro

E' su tutti i giornali la notizia (strepitosa!?) del coro del parlamentare leghista Matteo Salvini. Indignazione, richiesta di dimissioni e di scuse, accusa di razzismo. Povero onorevole quante inutili critiche gli è costato un fanciullesco e goliardico coro!! Tanti napoletani, feriti nell'orgoglio, protestano. E io mi chiedo: il vostro orgoglio non si sente ferito quando pagate una tassa altissima sui rifiuti pur vivendo tra i rifiuti e la sporcizia? Non vi sentite feriti al pensiero che quello che mangiamo può essere avvelenato? Non gridate allo scandalo quando sapete che la nostra qualità di vita è tra le più basse d'Italia? E quando contiamo i morti uccisi ogni giorno come in una guerra, quando fate i conti con l'illegalità, non vi sentite offesi? Non vi ferisce l'idea di un futuro incerto e la consapevolezza che tutti sogniamo di emigrare in una bella e civile e pulita città del Nord piena di cori?

lunedì 6 luglio 2009

La Tassa

In piena emergenza rifiuti in Campania, circa due anni fa, molti campani si rifiutarono di pagare la tassa sui rifiuti urbani, la Tarsu. Quella che sembrava una causa vinta (non ho ricevuto il servizio, non pago) oggi è una bella cartella esattoriale che, puntuale, è arrivata a tutti quelli che ieri non pagarono il (dis)servizio. Ma questo non è niente. La cosa più grave e inspiegabile è che da allora l'odiata gabella è aumentata di quasi 100 euro (sopra la mia bolletta) Insomma oggi paghiamo più di ieri in una città che NON FA LA DIFFERENZIATA e che pulisce solo la strada principale per far contenti i commercianti. Come al solito l'aspetto più preoccupante di questa realtà è che pochi si lamentano, molti pagano, pochissimi tentano una protesta inutile. Quanto sia ingiusta questa tassa, la cui entità è decisa solo dal Comune, lo testimoniano le centinaia di foto che io ha scattato ad Aversa(CE) negli ultimi due anni.