venerdì 18 novembre 2011

Caserta

Ecco com'è ridotta, in questi giorni, la città vanvitelliana. I motivi non ve li voglio nemmeno raccontare tanto sono i soliti; non ci sono gli stipendi per gli operatori ecologici, qualche sciopero ecc, scegliete voi. Il vero dramma è che, pur pagando la tarsu più alta d'Italia, in Campania si convive (anche) con i cumuli di rifiuti. Piano piano ci stiamo abituando. Presto diventerà la normalità.

venerdì 11 novembre 2011

Altro giro, altra corsa



Così gridavano i vecchi giostrai quando la giostra stava per fermarsi all'ultimo giro, prima d'iniziare un'altra corsa con altri passeggeri. Ho i brividi quando sento la parola spread, quando s'ipotizza un governo tecnico, illeggittimo perchè non voluto dalla maggioranza degli italiani, e quando sento i nomi dei politici "nuovi" con una età media di 60 anni. Molti hanno sognato questo momento, molti non vedevano l'ora di gioire per la fine di Berlusconi e prima delle sue dimissioni hanno già sventolato le bandiere della vittoria. Gli italiani veri non sono stufi solo del loro premier sono stanchi e disgustati dalla politica, dall'economia, dalle banche, dalla diseguaglianza sociale e presto odierano il governo che verrà come hanno odiato Silvio.

giovedì 10 novembre 2011

This must be the place


Paolo Sorrentino ha diretto un film che è più d'ascoltare che da vedere. Le musiche, bellissime, quasi una storia del rock. Le scene si susseguono un pò lente, passando da una triste e ferma periferia di Dublino a un'America senza grattacieli ma con grandi spazi infiniti. Sean Penn recita la parte di una rock star cinquantenne, Cheyenne, che vive in una lussuosa villa grazie ai guadagni di un successo che appartiene al passato con la moglie che, come tutte le mogli del mondo, è un pò amante e un pò mamma. Cheyenne ha un trucco esagerato, una latente depressione e infantili paure. E' un bambino mascherato, divorato dagli eventi e dal tempo che passa inesorabile e veloce. Un bambino truccato da adulto con un rapporto irrisolto col padre. Sarà proprio la morte di quest'ultimo, vittima di un'umiliazione durante l'olocausto, a fargli decidere di cercare un vecchio nazista inutilmente braccato dal padre per tutta la vita. Cheyenne lo cerca, lo stana ma non si trova di fronte degli occhi spietati e crudeli di un criminale, ma gli occhi di un uomo vittima e carnefice (anche lui di se stesso?) Tra la punizione e l'umiliazione Cheyenne sceglierà quest'ultima: una scena bellissima dove il candore della neve accoglie un corpo consumato e invecchiato che riporta a certi dannati della pittura fiamminga. Il film è bello, commuovente, triste ma alla fine ti rimane l'idea del collage: s'intravedono i contorni dei singoli pezzi che combaciano in una velata visione d'insieme, in una costruzione sapiente e intelligente, volutamente d' "autore". Insomma più cervello che cuore.

lunedì 7 novembre 2011

G. Faletti


Ho appena finito di leggere "Appunti di un venditore di donne" di Giorgio Faletti e penso che la critica letteraria italiana solo per snobismo non riconosca definitivamente che è veramente un bravo scrittore. Nei corsi di scrittura creativa s'insegna che i primi due righi di un libro, l'ncipit, fanno scegliere al lettore di andare avanti oppure no. In questo caso basta il primo rigo per decidere di andare fino in fondo. La storia di Bravo, il protagonista, è ambientata a Milano, in una Italia che sta vivendo i drammatici anni di piombo, il sequestro Moro, i comunicati delle Brigate Rosse. "Bravo" di mestiere vende le donne e questo gli fa avere molti contatti con la gente che conta; gli interessi economici, la piccola e grande criminalità, la politica corrotta, l'informazione ipocrita, " il caso e il caos" fanno da sfondo a una vicenda un pò romanzata ma umanissima che tiene col fiato sospeso fino alla fine. Si racconta come la realtà e la verità siano manovrabili e controllabili e come sui giornali si decide di far apparire solo quello che si vuole divulgare mentre tutto il resto diventa "segreto di Stato". Le vicende del protagonista riportano agli anni '70 durante i quali, tra rapimenti e stragi, si sono decisi i delicati equilibri dell'Italia di oggi. Personaggi caratterialmente ben delineati, varietà di sentimenti e sensazioni, colpi di scena rendono la lettura di questo libro davvero piacevole.

lunedì 24 ottobre 2011

Pietas


Il corpo insaguinato di Gheddafi esibito come un trofeo mi riporta alle immagini del tiranno in Italia, qualche tempo fa. I cavalli, l'ossequio dei nostri governati, le belle ragazze, le tende bianche. Sembrava avere il mondo in una mano. Ora, invece, il mondo intero guarda il suo corpo ferito, inerme, quasi umile nella sua passività da morto. Molti tiranni hanno fatto la stessa fine e molti ce ne saranno ancora, ma oggi, tutto è esibito, ostentato, mostrato, guardato senza pietà. Scrive Massimo Gramellini : "Non c’è mai nulla di glorioso nell’esecuzione di un tiranno. La vendetta resta una pulsione orribile anche quando si gonfia di ragioni. Ci vogliono Sofocle e Shakespeare, non gli scatti sfocati di un telefonino, per sublimarla in catarsi. Gli sputi, i calci e gli oltraggi a una vittima inerme - sia essa Gesù o Gheddafi - degradano chi li compie a un rango subumano."
(Ritratto di Creonte, tiranno greco)

giovedì 20 ottobre 2011

Tutto vero

Stefano Benni ha ragione. Tutto vero. Quello che dice è sacrosanto, ma, c'è sempre un ma: "gli elettori di sinistra non sono come quelli di destra, gli elettori di sinistra sono più cittadini, più responsabili degli elettori di destra". Per fortuna ammette quel niente che hanno fatto i governi di centro sinistra per contrastare, qualche anno fa, il conflitto d'interesse che avrebbe fermato Berlusconi "il puttaniere" (sue parole), che "può conquistare una donna solo pagandola."(sempre parole sue). Destra da una parte e sinistra da un'altra, puttanieri e ignoranti i primi, intellettuali e amanti romantici, i secondi. Questo viene sempre fuori anche da persone intelligenti come Stefano Benni. Accanto a tutti gli errori della sinistra io metterei anche questo: stare in alto, su un piedistallo. Scendete, cari miei, perchè siamo tutti a terra, nella melma dei nostri egoismi.

lunedì 17 ottobre 2011

Marco



Se avessi saputo questa notizia, il post di ieri avrebbe avuto un tono diverso. Dal sito DAGOSPIA: "Ha combattuto la Chiesa senza mai bestemmiarla. Ha combattuto i ladri senza la forca. Ha combattuto i regimi assassini senza violenza. Ha visto quello che gli altri fingevano di non vedere, e lo ha denunciato quando quelli che oggi si indignano in piazza si spartivano favori e poteri." Marco Pannella i suoi 80 anni li ha spesi nella lotta per la difesa dei diritti. Senza di lui non avremmo mai tanto discusso sull'aborto, sul divorzio, sulla politica corrotta. Marco Pannella ha fatto lo sciopero della fame per difendere i suoi ideali, mentre noi, sazi e in carne, ci lamentiamo per il nostro futuro. Altro che violenza dei Black bloc, lo sputo in faccia a Marco Pannella è piu drammatico e violento delle auto bruciate.

Distrazione

Ogni notizia, qualunque cronaca, contiene un elemento di distrazione, un fattore che alimenta la deconcentrazione sul contenuto del fatto. La protesta degli indignati è la premessa di una possibile rivoluzione (i focolai fanno divampare sempre un incendio) contro un numero ristretto di persone che gestiste l’economia e quindi il potere di questo mondo. Ma come gettare acqua su queste fiammate di protesta? Semplice: si sposta l’attenzione di tutti su una “prevedibile” violenza di poche centinaia di persone, così tutti parlano solo di quello. I mass media si compiacciono e propongono sempre le stesse immagini di incappucciati che rompono, incendiano, aggrediscono. In realtà nessuno vuole fermarli, nessuno vuole sapere veramente chi sono, se ciò accadesse tutti dovrebbero chiedersi veramente perché sfilavano, in molte città, migliaia di persone pacificamente indignate.

lunedì 10 ottobre 2011

La pelle che abito


Il film di Pedro Almodòvar, proiettato in una piccola sala, attrae meno di quello di Salemme (nella sala grande). Incrocio sulle scale un uomo sulla sessantina, capelli bianchi e occhialini di metallo, che commenta: "è un film che scuote". E’ cosi. Il film di Almodòvar "La pelle che abito" è un film che scuote. Perché la trama non è lineare, lontana dai classici criteri spazio-temporali, scorre intensamente tra il grottesco e il drammatico, in un susseguirsi di scene di ambiguità e di angoscia. Antonio Banderas recita con una maschera fissa, d'automa, lui stesso già clone di un altro, la parte di un chirurgo che dopo aver perso la moglie, rimasta carbonizzata in un incidente, s’impegna a costruire una pelle in laboratorio più resistente di quella umana. Il primo tempo scorre così, velato, misterioso, sfuggente. E nell’intervallo ognuno cerca di riordinare le idee, di trovare un filo che colleghi le varie scene. E mentre il pensiero "decanta", illudendoti di portarti a una verità, inizia il secondo tempo e i pezzi folli e disordinati si compongono in un disegno che appare, lentamente, sempre meno sfocato. Allora ritrovi quello che ricordavi della “poetica" di Almodòvar: madri con segreti inconfessabili, corpi con identità diverse da quello che appaiono, uomini che sembrano donne, donne che sembrano uomini, ambienti raffinati e ricercati con repentini cambiamenti di stile (l’uomo tigre), legami affettivi al limite della patologia. E poi gli sguardi in primo piano, cosi profondi ma anche inespressivi, lo scivolare della telecamera su particolari apparentemente inutili (i tasti di un sassofono), i continui richiami all’arte figurativa. I titoli di coda scorrono su un fondo con un elica di DNA che gira su stessa, e su gente, ancora al buio, che riflette, che si sente scossa, turbata, scombussolata da una realtà cosi surreale e in fondo cosi umana.

sabato 8 ottobre 2011

Brunella

Questa raccolta di racconti nato dal premio Loria duemilaeundici ne contiene uno della mia amica Brunella Cappiello: Quello grande è bellissimo ( da cui il titolo). Ho letto il racconto in anteprima ( in A 4) e , come la giuria lo reputo bello. E' una storia triste di precariato e fragilità. I sentimenti e l'emozioni sono ridotte all'osso. La sopravvivenza è l'unico traguardo. Uno specchio perfetto di questa società. Auguri a Brunella.

lunedì 19 settembre 2011

Cassiopea



Sono strani i nomi di queste inchieste. Evocano ricordi scolastici che sanno di vecchi libri. Mi sono sempre chiesta chi li sceglie e con quale criterio: cosa c’entra una costellazione con i rifiuti tossici sepolti in Campania? Da "Il Mattino" (ma la notizia era anche su altri giornali come "La Stampa" ): "Fu un inchiesta clamorosa, quella alla quale s'ispirò lo scrittore Roberto Saviano per il suo " Gomorra" l'operazione Cassiopea , che nel 2003 portò alla luce i traffici di rifiuti pericolosi tra le industrie di tutta Italia e le campagne del casertano, dove i fusti venivano sotterrati, si è conclusa oggi con un nulla di fatto. IL gip Giovanni Caparco, del tribunale di Santa Maria Capua Vetere , ha dichiarato il non luogo a procedere per i 95 imputati , quasi tutti titolari di aziende che sversavano i rifiuti nelle campagne." Sono segnali forti e drammatici per chi vive in Campania, tra i roghi neri e tra i malati di cancro. E' uno shock leggere questa notizia. Ti fermi a pensare, riordini le idee e ti rendi conto che ti era sfuggito un'altro piccolo passo in avanti (?!). Questa fascia di terra non è più uno stato nello stato, ma un paese dove lo Stato, quello dello sventolio delle bandiere, si è arreso. Saranno contenti quelli che auspicano la secessione perchè potranno continuare a sversare i loro veleni industriali nella campania felix. E sarà contenta anche una parte dei campani, quella che vede solo un pallone con degli uomini strapagati che gli corrono dietro.

martedì 13 settembre 2011

Sostiene Bollani



Finalmente un programma di musica vera in tivu’. Per essere sicuri della qualità del prodotto bastano il nome del “conduttore” Stefano Bollani e l’orario in cui Rai Tre lo manderà in onda: le 23.40. Perché in prima serata si trasmette il talent show, il volgare reality, la fiction strappalacrime con il solito misto fritto sentimentale e con l’immancabile scena di sesso. La storia, la musica, l’arte sono relegate in seconda serata perché di nicchia, per pochi, per quelli piu tenaci , per quelli che la “bellezza” la devono cercare, inseguire, scovare, agognare. La “bellezza” è un linguaggio accessibile a tutti ma bisogna impararlo altrimenti diventa una lingua morta. Ma non conviene a nessuno educare alla bellezza; il perfetto consumatore è ammaestrato alla grossolanità, al sommario, alle banalità, non deve pensare, non deve scegliere, non deve riconoscere il brutto perché se ne deve saziare.

“Solo la bellezza salverà il mondo” (F. Dostoevskij). Ecco perchè siamo condannati.

giovedì 25 agosto 2011

Riservato ai giovani

Nelle acque del nostro mare nessuno si bagna più. Da Napoli a salire verso Roma il mare ha un colore inquietante. Nonostante questo è inaccessibile per lunghi tratti di costa: o paghi o percorri chilometri nella speranza di trovare un varco di spiaggia libera (un miraggio). Gli stabilimenti balneari si sono organizzati con piscine e surrogati vari per far dimenticare un mare impraticabile e soprattutto per giustificare prezzi d'ingresso esorbitanti e fuori ogni controllo. Ma ieri è stato il colmo. Dato il caldo torrido sono andata in un lido con varie piscine, ho pagato i miei 4 biglietti (2 adulti e 2 ventenni) ma all'ingresso di una delle piscine sono stata bloccata : "signora lei non può entrare. emhh solo le ragazze.. è per gli universitari.." spiega, imbarazzato, l'automa all'entrata. Già incazzata mi sono detta perché non aveva chiesto il libretto universitario alle ragazze che erano con me e soprattutto perché alla cassa PRIMA di pagare nessuno mi aveva informata. Poi ho capito. " Mi sta dicendo che sono troppo vecchia per entrare?" e lui sempre con un sorriso da ebete mi ha detto che potevo usare un'altra piscina dall'altra parte dello stabilimento ma poi ha precisato, confermando irreversibilmente la sua imbecillità, che le ragazze potevano raggiungermi quando volevano ma io non potevo però entrare da loro (avrei voluto ringraziarlo per la sua bontà). Quello stabilimento mi è sembrato l'immagine speculare di questa società immorale e razzista, discriminate e ignorante. Confesso che alla fine ho ceduto e sono andata nella piscina a me destinata ma ho pensato tutto il giorno all'accaduto. Qui è una guerra quotidiana, perché sei solo, senza nessuno. Avrei voluto chiedere lo scontrino fiscale (che non rilasciano mai), avrei voluto pretendere un cartello con su scritto piscina per ventenni e piscina per gli anta. Ma mi sono seduta, amareggiata, come sempre, per il mare che ci hanno rubato, per la libertà limitata, per la sensazione d'impotenza che, qui, vivi ogni minuto. E anche per quei ventenni chiusi nel loro bel recinto con l'odore di cloro e con l'azzurro di un mare bellissimo in lontananza al quale però non si possono più avvicinare. A ottobre vorrei riscrivermi all'università e presentarmi a quell'ingresso con un bel libretto universitario in mano. Illustrazione di J.Pacaud

martedì 12 luglio 2011

Un mondo di plastica





Stamattina un mio conoscente geometra mi ha riferito un rapido calcolo: sul cantiere dove stanno lavorando ci sono 10 operai che bevono una media di 2 caffè al giorno in bicchieri monouso. Gli operai gettano nell'ambiente, ogni giorno, 20 bicchieri da caffè. Ogni settimana ne gettano 100 e ogni mese 400. Il geometra ha contato anche i bicchieri piu grandi, quelli per l'acqua e ha stabilito che quel cantiere, con solo 10 operai, getta nell'ambiente e quindi nel nostro futuro, circa 800 bicchieri monouso al mese. Il neo sindaco di Napoli Luigi de Magistris con l'ordinanza 972 del 23/06/2011 (punto 9) ha vietato ai pubblici esercizi di utilizzare contenitori monouso e bottiglie di plastica per la somministrazione di acqua ed altre bevande. La sanzione per la violazione di questa ordinanza è di euro 500. In un paese civile, in una regione sommersa nei rifiuti come la Campania, tutti dovevano esultare a questa notizia, invece no. Le associazioni dei consumatori si sono ribellate e hanno chiesto al sindaco di ritirare l'ordinanza perchè si nega ai cittadini il diritto a tutelare la salute personale. (!!??). Se siamo sopravvissuti alle montagne di rifiuti per strada, ai veleni seppelliti nella terra, allo smog delle nostre città, ai roghi quotidiani, sopravviveremo sicuramente anche a un innocuo, ecologico, bicchiere di vetro.

giovedì 7 aprile 2011

Il mare d'inverno


Il mare è a 2 passi dalla mia città. Un sollievo pensarlo. Una tragedia andarci. D'estate perchè il mare è blindato e paghi ovunque per accedere alla spiaggia, d'inverno perchè trovi questo scempio. Le dune bellissime, il cielo azzurro senza esitazioni, il profilo di Ischia di fronte, dovrebbero avere un valore sacro. Invece questi sono i risulati. Ma come arriva un frigo su una spiaggia? via mare ...o via terra?

martedì 5 aprile 2011

I vestiti nuovi dell'imperatore


Piu' si riflette, piu' si vivono gli anni, piu' l'intero mondo si allontana da noi. Perchè non ti riconosci in nessuna idea, in nessuna emozione. E allora prendi le distanze dalle parole inutili, dai pensieri stupidi, dalle scelte sconsiderate. Quando "il contatto" diventa inevitabile scopri un mondo che è ancora piu' brutto di come lo ricordavi, ancora piu degradato e incosciente. I tunisini che arrivano dal mare sono un problema difficile da risolvere; politica, diplomazia, guerre, s'intrecciano lasciando poco spazio all'umanità che contiene, invece, le uniche possibili soluzioni. E poi ti capita di sentire, per caso, l'ennesima barzelletta raccontata dal nostro Premier e li' veramente si ha un cedimento. E non si discute circa la scurrilità del racconto ma del fatto che quella barzelletta è stata raccontata nel posto sbagliato, dalla persona sbagliata, nel momento sbagliato. E' tutto un grande errore. E chi ascolta ride. Come nella favola "I vestiti nuovi dell'imperatore" i cortigiani fanno finta di ridere (orribile barzelletta) e di non vedere. Arriverà mai un bambino a gridare che l'imperatore(i) non ha niente addosso?

martedì 8 marzo 2011

Solo una foto


Sarà il tempo che passa, saranno i sedimenti di questa cronaca nera quotidiana, sarà una mia vena pessimistica, ma ho la sensazione che le donne abbiano fatto un grande passo indietro. Questa condizione di "inferiorità" femminile ha, oggi, una connotazione nuova, subdola e ingannevole. E' come indossare un bel vestito su un corpo stanco. Ho scelto l'immagine della Loren ne "La Ciociara" perchè nel mio immaginario rappresenta la lotta e la disperazione, il dolore e la rabbia, ma anche la dignità e la voglia di non arrendersi. Tutto quello che si dice delle donne, in questo giorno, ha un sapore patetico. Perciò non aggiungo altro. Solo una foto.

martedì 1 marzo 2011

Dove sei?


La morte crudele e assurda di tutte le donne uccise, il sangue versato, i tentativi di difendersi, il mistero delle ultime ore, lasciano in ognuna di noi una strana sensazione di paura. Una sofferenza che si moltiplica all'infinito se sei mamma. Ho cercato di seguire poco la storia di Yara, non per vigliaccheria ma per rispetto verso lei e per protesta verso una stampa divoratrice di notizie. Per caso ho ascoltato una ricostruzione dell'accaduto ed è stato terribile, non il corpo abbandonato e i segni della violenza, ma l'ultimo messaggio della mamma alla ragazza: dove sei? Una domanda breve, essenziale che a me è sembrata racchiudere tutti i silenzi del mondo e tutti gli orrori e le assenze. E tutti i dolori, compreso quello mio per la piccola Yara.

lunedì 7 febbraio 2011

Tutti innocenti

Un’altra bella dose di ottimismo per noi campani. Rai tre ha trasmesso, domenica sera, "Presa diretta". L’argomento era l’infinita emergenza dei rifiuti in Campania. Immondizia per strada, scarti industriali sui cigli delle strade, decine di discariche abbandonate, una città di ecoballe lasciate a marcire, la terra che ribolle come una solfatara vomitando tutti i rifiuti tossici di cui si è nutrita negli ultimi vent'anni; queste le immagini che abbiamo (ri)visto. Tutto questo orrore ha come conseguenze drammatiche i morti di cancro e gli ortaggi che non crescono. Ma c’è un altro effetto invisibile, non quantificabile, non statisticabile ed è quel senso di depressione-rabbia-impotenza-disorientamento-paura che t'invade quando ritorna la consapevolezza di questa terribile realtà. I campani hanno, nelle piccole e grandi cose, una capacità unica al mondo: quella di ingarbugliare talmente i fatti che alla fine non si capisce piu chi è il colpevole e chi l'innocente. Siamo tutti colpevoli, nessuno è colpevole. Tutti innocenti, tutti vittime di un sistema. Assolviamo tutti politici e criminali, le società private e pubbliche. Tutti innocenti. Assolviamo le ditte del nord e del sud che scaricano i loro veleni nelle cave. Assolviamo i cittadini che non hanno controllato i politici. Assolviamo i politici che non hanno controllato il territorio e con loro anche tutti i commissari dell'emergenza. Assolviamo lo Stato. Assolviamo chi si è arricchito con l'oro della monnezza. Tutti innocenti. Tutti con gli occhi bendati, con la bocca cucita e con la testa vuota. Tutti innocenti. Abbiamo condannato solo questa terra a una pena capitale.
La foto si riferisce a un lavoro di Otto Dix intitolato "I sette vizi capitali". La figura lussuriosa della donna rappresenta quella borghesia intorpidita nel limbo del piacere e perciò sinistramente distaccata da tutto il mondo desolante e tragico che la circonda. Quel mondo è fatto da corpi mutilati e grotteschi; una testa infilata in un contenitore, un'altra con una piccola mano che esce da un orecchio (chi ci controlla da dentro?), lo scheletro con il cuore strappato, la bocca "anale" dell'uomo col naso bruciato, i baffetti della figura centrale a raffigurare il despota presente in qualunque società incivile a cavalcioni di una terribile vecchia dagli occhi spiritati e impauriti (la storia?). Un ritratto di una società dilaniata da contraddizioni, da orrori e miserie, che alla fine però convivono drammaticamente in un allucinate commedia umana. Piu' eloquente di una foto della spazzatura campana vero?

domenica 30 gennaio 2011

Il discorso del re

Stanchi di donnette vendute e uomini che comprano (chi biasimare di più?!), avviliti da ideologie vuote, da partiti inesistenti, da etica in agonia, vedere il film " Il discorso del re" solleva un pò il morale, perchè rincuora pensare che qualcuno ha vissuto per un ideale.
Il film é la storia di Giorgio VI che è afflitto da una grave forma di balbuzie, un difetto del linguaggio importante soprattutto per quel momento storico in cui la "propaganda radiofonica" è un vettore fondamentale tra chi comanda e chi è "governato". Il re si affiderà alle cure del logopedista Lionel George Logue che lo guarirà. La forza del film è il contesto storico: la Germania nazista sta per coivolgere l'Europa nella sanguinosa seconda guerra mondiale. Il contrasto tra il re, impacciato nelle parlare, con quelle lunghe pause che contengono tutti i rapporti anafettivi della sua vita e i traumi e i dolori, stride con la voce sicura e potente di Hitler che invece non esita, non si ferma, non s'inceppa mai mentre sta per mettere in ginocchio il mondo intero.
Il re riuscirà per amore del suo popolo e grazie all'aiuto di sua moglie a parlare alla sua gente, che nella sua voce troverà la forza di resistere alla prepotenza nazista. Un amore che gli farà sconfiggere i suoi fantasmi interiori, le sue carenze affettive, i suoi traumi infantili e la sua scarsissima autostima. Il film parla di storia ma non è un film storico. Perchè la storia, come accade sempre nella realtà, è ai margini delle vicende umane, anche se si crede ingenuamente il contrario.

venerdì 14 gennaio 2011

Punti di vista

"Il gip di Santa Maria Capua Vetere Giovanni Caparco, ha convalidato il decreto di sequestro del Parco Pozzi di Aversa, operato nella mattinata di martedì dal nucleo di guardie zoofile(??) della Lida, guidate da Saverio Mazzarella". Il Parco Pozzi di Aversa, unico polmone della città, è bellissimo, ma come tutte le cose pubbliche di questa città è abbandonato a se stesso. Nel corso degli anni sono stati comprati giochi per bambini, ma il mattino dopo erano divelti e distrutti, sono state montate panchine poi cementate a terra perchè non venissero rimosse, ma spostate e distrutte dopo un pò, i prati sono campi di calcio con decine di ragazzini che si godono le loro interminabili partite, una fontana è stata bloccata a terra con una imbracatura di ferro per non farla rubare. Controlli dei vigili: zero, interventi quotidiani per una ordinaria manutenzione: zero. Ma tutto questo non ci meraviglia più. Banalità, schiocchezze della gestione pubblica. Tutti a protestare contro il Sindaco, tutti a urlare allo scandalo. Io non ho mai visto nessuno protestare quando qualcuno distruggeva qualcosa nel parco. Il titolo di questo post vuole dire che la realtà ha tante facce e che quello che mi ha colpito di piu è che : il giorno dopo il parco è stato "riaperto" da alcuni cittadini, che hanno violato i sigilli. A mio parere questo è l'aspetto piu grave di questa vicenda che testimonia ancora una volta che qui lo Stato, quello con la maiuscola, non esiste più e nessuno si scandalizza se viene rinnegato così apertamente. Per me è gravissimo. Ovviamente dipende dai punti di vista.