venerdì 18 novembre 2011

Caserta

Ecco com'è ridotta, in questi giorni, la città vanvitelliana. I motivi non ve li voglio nemmeno raccontare tanto sono i soliti; non ci sono gli stipendi per gli operatori ecologici, qualche sciopero ecc, scegliete voi. Il vero dramma è che, pur pagando la tarsu più alta d'Italia, in Campania si convive (anche) con i cumuli di rifiuti. Piano piano ci stiamo abituando. Presto diventerà la normalità.

venerdì 11 novembre 2011

Altro giro, altra corsa



Così gridavano i vecchi giostrai quando la giostra stava per fermarsi all'ultimo giro, prima d'iniziare un'altra corsa con altri passeggeri. Ho i brividi quando sento la parola spread, quando s'ipotizza un governo tecnico, illeggittimo perchè non voluto dalla maggioranza degli italiani, e quando sento i nomi dei politici "nuovi" con una età media di 60 anni. Molti hanno sognato questo momento, molti non vedevano l'ora di gioire per la fine di Berlusconi e prima delle sue dimissioni hanno già sventolato le bandiere della vittoria. Gli italiani veri non sono stufi solo del loro premier sono stanchi e disgustati dalla politica, dall'economia, dalle banche, dalla diseguaglianza sociale e presto odierano il governo che verrà come hanno odiato Silvio.

giovedì 10 novembre 2011

This must be the place


Paolo Sorrentino ha diretto un film che è più d'ascoltare che da vedere. Le musiche, bellissime, quasi una storia del rock. Le scene si susseguono un pò lente, passando da una triste e ferma periferia di Dublino a un'America senza grattacieli ma con grandi spazi infiniti. Sean Penn recita la parte di una rock star cinquantenne, Cheyenne, che vive in una lussuosa villa grazie ai guadagni di un successo che appartiene al passato con la moglie che, come tutte le mogli del mondo, è un pò amante e un pò mamma. Cheyenne ha un trucco esagerato, una latente depressione e infantili paure. E' un bambino mascherato, divorato dagli eventi e dal tempo che passa inesorabile e veloce. Un bambino truccato da adulto con un rapporto irrisolto col padre. Sarà proprio la morte di quest'ultimo, vittima di un'umiliazione durante l'olocausto, a fargli decidere di cercare un vecchio nazista inutilmente braccato dal padre per tutta la vita. Cheyenne lo cerca, lo stana ma non si trova di fronte degli occhi spietati e crudeli di un criminale, ma gli occhi di un uomo vittima e carnefice (anche lui di se stesso?) Tra la punizione e l'umiliazione Cheyenne sceglierà quest'ultima: una scena bellissima dove il candore della neve accoglie un corpo consumato e invecchiato che riporta a certi dannati della pittura fiamminga. Il film è bello, commuovente, triste ma alla fine ti rimane l'idea del collage: s'intravedono i contorni dei singoli pezzi che combaciano in una velata visione d'insieme, in una costruzione sapiente e intelligente, volutamente d' "autore". Insomma più cervello che cuore.

lunedì 7 novembre 2011

G. Faletti


Ho appena finito di leggere "Appunti di un venditore di donne" di Giorgio Faletti e penso che la critica letteraria italiana solo per snobismo non riconosca definitivamente che è veramente un bravo scrittore. Nei corsi di scrittura creativa s'insegna che i primi due righi di un libro, l'ncipit, fanno scegliere al lettore di andare avanti oppure no. In questo caso basta il primo rigo per decidere di andare fino in fondo. La storia di Bravo, il protagonista, è ambientata a Milano, in una Italia che sta vivendo i drammatici anni di piombo, il sequestro Moro, i comunicati delle Brigate Rosse. "Bravo" di mestiere vende le donne e questo gli fa avere molti contatti con la gente che conta; gli interessi economici, la piccola e grande criminalità, la politica corrotta, l'informazione ipocrita, " il caso e il caos" fanno da sfondo a una vicenda un pò romanzata ma umanissima che tiene col fiato sospeso fino alla fine. Si racconta come la realtà e la verità siano manovrabili e controllabili e come sui giornali si decide di far apparire solo quello che si vuole divulgare mentre tutto il resto diventa "segreto di Stato". Le vicende del protagonista riportano agli anni '70 durante i quali, tra rapimenti e stragi, si sono decisi i delicati equilibri dell'Italia di oggi. Personaggi caratterialmente ben delineati, varietà di sentimenti e sensazioni, colpi di scena rendono la lettura di questo libro davvero piacevole.