giovedì 19 febbraio 2015

La banalità del male

Un libro è un rifugio sicuro, è il piano B che funziona sempre. I libri conservano la loro attualità perchè nulla cambia veramente, perchè tutto ritorna e si ripete intorno alle miserie dell'essere umano. "Il guaio del caso Eichmann era che di uomini come lui ce n'erano tanti e che questi tanti non erano nè perversi nè sadici, bensì erano, e sono tuttora, terribilmente normali." Questo è, per Hanna Arendt, Adolf Eichmann ne "La banalità del male". La filosofa tedesca assiste al processo del criminale nazista come giornalista in quei giorni del 1960. "I vincitori" della guerra pensavano a consegnare all'opinione pubblica mondiale la testa degli "sconfitti" e lo Stato d'Israele mirava ad affermare la propria autorità e indipendenza nella terra promessa, pochi affrontarono quel processo per ristabilire la giustizia. L'uomo dietro la gabbia di vetro,è indicato come il principale responsabile dello sterminio, più di Himmler , ministro degli interni del Reich, più di Hitler stesso. "Ho semplicemente eseguito degli ordini", era questa la sua difesa. In realtà, la Arendt, dietro quella gabbia di vetro, vede solo un grigio burocrate, un uomo pericolosamente normale . Durante gli anni d'oro del Terzo Reich era stato assegnato all'ufficio che si occupava prima di "emigrazione" , poi di deportazione verso i campi di morte: decideva indirettamente chi doveva vivere, chi morire. Ma non lo faceva per un odio irrazionale verso gli ebrei; per tutto il tempo "egli non capì mai che cosa stava facendo". Il totalitarismo aveva impedito ad una mente mediocre di distinguere il bene dal male. "Non era uno stupido;"-scrive la Arendt-"era semplicemente senza idee (...), e tale mancanza di idee ne faceva un individuo predisposto a divenire uno dei più grandi criminali di quel periodo." Quello che è accaduto in Germania e in Europa non è stato il prodotto di un piano scellerato ma il frutto della miseria, della fragilità della mente umana. Questa è "la lezione della spaventosa, indicibile e inimmaginabile banalità del male."

Nessun commento: