giovedì 1 febbraio 2018

Andrea Scanzi

Ho visto lo spettacolo di Andrea Scanzi “Renzusconi”. Due ore di riflessione sulla politica attuale che, negli ultimi decenni, ha avuto due protagonisti: Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, due facce della stessa medaglia, attori di un sistema di potere duro a morire. Andrea Scanzi racconta, con l’ausilio di aneddoti, immagini e filmati, la storia di due uomini ambiziosi, circondati da una classe dirigente senza arte né parte, che passa la maggior parte del suo tempo in un tristissimo gioco di scambio di poltrone. Sono sempre gli stessi in un labirinto di interessi, bugie, promesse non mantenute ( “se perdo il referendum lascio la politica”), alleanze surreali, incarichi ereditari: di questo vive gran parte della nostra politica. Il racconto di Scanzi ti fa sorridere ma ti costringe anche a chiederti: “come siamo arrivati a tanto?" Lo spettacolo ti fornisce qualche risposta: siamo arrivati a tanto perché, come diceva Gaber, il livello di coscienza si è cosi abbassato che non ci accorgiamo più di niente, accettare lo status quo diventa sempre più facile. Non facciamo caso ai rifiuti, ci siamo abituati alle strade rotte, siamo assuefatti a una classe politica che paghiamo ogni mese con stipendi di venti operai messi insieme. E chi ha ancora la forza di protestare, di indignarsi, si sente abbandonato anche dagli “intellettuali”, i “ veri anticorpi della società”, che stanno zitti perché anche il loro livello di coscienza si è abbassato e sono diventati lo specchio di una società che “vive solo il momento, non sa niente del passato e non si preoccupa per l’avvenire.” Pier Paolo Pasolini e Giorgio Gaber sono solo un lontanissimo ricordo.

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