domenica 30 agosto 2009

"Campania profondo nero"

Il titolo di un mio video è "Olocausto campano". Le notizie che arrivano da più parti circa il grado di inquinamento ambientale della mia regione mi confermano che la situazione è molto grave. L'articolo di Claudio Pappaianni, pubblicato dall'Espresso, ha un titolo altrettanto eloquente : "Campania profondo nero". I risultati finali di un'indagine realizzata dal commissariato di Governo in una vasta area di 22 chilometri quadrati (costa flegrea e agro aversano) sono chiusi in un cassetto, come tutte le indagini precedenti. E le notizie trapelano confuse, filtrate, e pilotate. Non conviene a nessuno creare il panico. Nell'articolo si legge: "Le risultanze delle complesse indagini hanno evidenziato la presenza, in concentrazioni elevate, di sostanze persistenti tossiche e cancerogene... I valori in alcuni casi superano anche di migliaia di volte la soglia consentita, in alcune aree si concentrano sforamenti sia di idrocarburi sia di cromo. Dati agghiaccianti....... la presenza massiccia e diffusa di pesticidi ormai fuori legge da anni, come il Ddt, passa quasi in secondo ordine di fronte al cocktail micidiale di sostanze chimiche ritrovato in alcuni terreni coltivati. Da febbraio tutto è rimasto fermo, almeno nella sostanza. A inizio giugno dal Commissariato parte la relazione che scotta. Si muove solo la prefettura di Caserta, che organizza un incontro con gli uomini del Nucleo tutela ambiente dei Carabinieri di Caserta, della Guardia di Finanza e della Polizia, per un'illustrazione approfondita dello studio. Poi, il silenzio."
(dipinto di Jenny Saville)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mentre scrivo queste righe ho ben presente gli odori ,i sapori, i colori,l’armonia dei suoni, la quiete interiore e la predisposizione di un gruppo di amici che allontanatosi momentaneamente dalla calura del caldo insopportabile di fine agosto di città, si ritrova in un borgo semplice ma raffinato a raccontarsi e sorridersi, a giocarsi e ridersi in quel modo che spesso fotografo nelle risa o nei discorsi dei miei giovani allievi che con estrema facilità parlano e ridono e si sfiorano ancora privi dei timori , delle paure e delle censure che accompagnano e segnano ogni esperienza dello uomo adulto , tali dal frenarlo a dire “si” alla vita. Eppure, sabato sera l’allegria che ho visto nell’incontro di due amiche ,la loro gioia nel rincontrarsi dopo la pausa estiva, ed ancora l’abbraccio di due giovani fanciulle adolescenti che per il semplice fatto di poter condividere il momento ridevano e si divertivano forse di quel crocchio di amici un po’ vecchiotti, mi ha predisposto ad essere spettatrice più che attrice e a godere con un certo panismo delle cose così come arrivavano, senza volerne cambiare il loro corso, perché niente strideva in quell’incontro. E così ,come spesso mi accade, quando non c’è bisogno di me, dei miei travestimenti burleschi e delle note stonate delle canzoni degli anni ’80 e ’90, intonate nel ricordo di falò estivi e degli amici vecchi che non sapranno mai che li pensi, come i nuovi che in quel momento ti vivono ignari del fatto che mille immagini e tantissimi ricordi belli e brutti si accavallano, si avvicendano , dando contenuto allo spazio e al tempo , alle grandi categorie kantiane che hanno riempito parte dei miei vuoti affettivi di quegli anni di vita universitaria lontana dalla famiglia e dagli affetti più intimi ,e così accanto alla persona che amo , che è il vero e unico aggancio tra il vissuto di ieri e la vita di oggi mi sono goduta lo spettacolo. Ebbene, anch’io in quell’istante ero ignara di ciò che gli altri come me nel loro metacognitivo potessero sentire , ma di una cosa ero certa: stavamo vivendo il nostro “qui ed ora” con estrema semplicità. La buona musica jazz del trombettista americano in Italia, anzi in Campania ci avvolgeva ,i suoi gesti che venivano fuori da ataviche vicende compromettevano la nostra resistenza ed infatti anche il più trattenuto tra noi ha cominciato , vincendo la sua timidezza iniziale , a sentire e a farsi coinvolgere dal ritmo e dal colore nero e sublime delle note di quella tromba. Lui era un Grande , ma per me anche se l’ultimo dei trombettisti, gli altri che dicono di fare buona musica, sono sempre il nulla rispetto a quella musica che racconta tutta la loro storia fatta di genocidi,razzismo e grandi dimostrazioni di coraggio. E così il mio gruppo di amici,la musica e l’aria salubre ,il mio compagno e legame da sempre , fuoco e “logos”vitale anche per altri oltre che per me, mi hanno portata a pensare che se pure con un sacco di grandi problemi, una semplice serata può essere un luogo di felicità. Abbasso le crociere organizzate, gli hotel a cinque stelle, evviva la natura e la semplicità. Come dice il filosofo:” Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me. I. Kant”. Saluti i vecchi e nuovi amici,Maria Teresa.