martedì 1 marzo 2011

Dove sei?


La morte crudele e assurda di tutte le donne uccise, il sangue versato, i tentativi di difendersi, il mistero delle ultime ore, lasciano in ognuna di noi una strana sensazione di paura. Una sofferenza che si moltiplica all'infinito se sei mamma. Ho cercato di seguire poco la storia di Yara, non per vigliaccheria ma per rispetto verso lei e per protesta verso una stampa divoratrice di notizie. Per caso ho ascoltato una ricostruzione dell'accaduto ed è stato terribile, non il corpo abbandonato e i segni della violenza, ma l'ultimo messaggio della mamma alla ragazza: dove sei? Una domanda breve, essenziale che a me è sembrata racchiudere tutti i silenzi del mondo e tutti gli orrori e le assenze. E tutti i dolori, compreso quello mio per la piccola Yara.

1 commento:

marco ghetti ha detto...

A mio avviso l'aumento della violenza, e nello specifico quella sulle donne, non è che una parte integrante del disfacimento morale della nazione Italia, non con questo che in altre nazioni non si pratichino forme di violenza.Pero' da noi si è modificato troppo in questi ultimi anni il senso del rispetto del prossimo, delle regole civili della convivenza. Se ad una persona, gli si mostra che ogni cosa che desideri ti è concessa, che poi anche se violi qualche legge non è grave, perchè abbiamo troppe leggi in questa nazione, puoi sempre occuparti persino della pubblica amministrazione. I nostri padri avevano il senso della vergogna, perchè vergognarsi è sentimento nobile, molti hanno perso il senso del pudore, questo poi viene facilmente assorbito anche dalle masse popolari. Cosi' qualche mente un po' disturbata pensa che volere una donna, significa magari rapirla, violentarla, o almeno provarci. Saluti Graziella