giovedì 10 gennaio 2019


Due film pluripremiati ma solo il secondo li merita tutti. 
Cold War è la storia di una cantante di canti popolari, Zula e della sua storia d’amore con il direttore del coro, nella Polonia degli anni 50. Il bianco e nero è solo pretestuoso, l’ amore è ostacolato ma non si capisce bene da cosa. Tra canti popolari e riferimenti storici non rimane niente, nessun personaggio delineato bene, noioso e patetico.
“Roma” è girato in bianco e nero e questo dona al film una connotazione di ricordo e di vintage che s’intona perfettamente con la narrazione. Roma è un quartiere di Città del Messico dove vive una famiglia benestante con una tata indigena tuttofare che è la voce narrante di questa non-storia: lo spettatore non avrà nessun finale ma solo la possibilità di vivere la quotidianità di una borghesia di discendenza spagnola. Siamo negli anni 70 in una terra dove coesistono ancora molte anime. Un “nuovo mondo”, nuove case simbolo di ricchezza con i cortili che ospitano ancora gli animali e i loro escrementi; simbolo di un legame con una vita contadina che stride con le violente tensioni sociali. E’ in questo contesto che vive la “sguattera” Cleo, figura delicata e poetica che non abdica mai alla sua dignità. Il dualismo è il tema cardine del film, il dualismo tra chi è ricco e chi è povero, tra chi conquista e chi subisce, ma soprattutto tra il mondo degli uomini e delle donne. Emblematico il rapporto tra l’uomo di casa, marito e padre, e la sua auto: attentissimo a non graffiarla, studia al millimetro lo spazio che ha a disposizione per parcheggiarla, riflette, fuma, torna indietro, ingrana le marce. La sua figura s’intravede appena , sembra un tutt’uno con la carrozzeria, anche quando è in casa. La cura maniacale con cui si dedica alla macchina rende ancora più evidente la superficialità e il distacco che l’uomo riserva ai figli e alla moglie, che si rassegna ad essere sola quando lui la lascia.
: “Non importa quello che ti dicono , alla fine, noi donne saremo sempre sole…”. Cosi dice la ricca signora alla sua serva. Due vite accomunate dallo stesso destino di solitudine.

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