domenica 18 ottobre 2009

Siamo soli

Gli articoli di Roberto Saviano sono sempre un momento di riflessione per una parte di noi campani. E' quella parte che, come Saviano, s'illude ancora che qualcosa possa cambiare e allora fa leva sulle poche forze di ribellione che sono rimaste trasformando la quotidianità in una lotta continua. Qualcuno ha detto che cambiare le cose qui, nella terra di nessuno, è come svuotare il mare con un bicchiere. E' questo che ci fa sentire soli. Una lotta senza fine, una battaglia senza nemico, una gara senza traguardo. Questa è la vita qui. Roberto Saviano ha tanti meriti, ma uno su tutti è quello di aver fatto sentire noi "sognatori" meno soli. Ogni tanto qualcuno si chiede (ancora?) se la scorta allo scrittore sia giusta o no. Non è tanto importante chiedersi se la sua vita è in pericolo, basta solo pensare che la sua vita di coraggio è cosi preziosa che bisogna scortarla, tutelarla, proteggerla, difenderla a ogni costo. Saviano scrive:
"Sono sempre stato fiero di essere antipatico a quella Napoli che si nasconde dietro i musei, i quadri, la musica in piazza, per far precipitare il decantato rinascimento napoletano in un medioevo napoletano saturo di monnezza e in mano alle imprenditorie criminali più spietate. Sono sempre stato antipatico a quella parte di Napoli che vota politici corrotti fingendo di credere che siano innocui simpaticoni che parlano in dialetto. Sono sempre stato fiero di risultare antipatico a chi dice: "Si uccidono tra di loro", perché contiamo troppe vittime innocenti per poter continuare a ripetere questa vuota cantilena". "La battaglia che porto avanti come scrittore è un'altra. È fondata sul cambiamento culturale della percezione del fenomeno, non nel rubricarlo in qualche casellario giudiziario o considerarlo principalmente un problema di ordine pubblico." I veri cambiamenti sociali iniziano solo da un cambiamento culturale. Le rivoluzioni con le fucilazioni e le ghigliottine, con gli arresti e le carceri, non servono a niente, non modificano il tessuto sociale, anzi spesso determinano una restaurazione di vecchi principi. Come disse una volta Umberto Garimberti in un'intervista sul sud: bisogna intervenire ora e subito nelle scuole, un paio di generazioni "educate diversamente" e il Sud cambierà.
Questa rivoluzione culturale ha già la sua prima pagina scritta: sono le parole di Roberto Saviano, da Gomorra in poi. Ora tocca a noi.

1 commento:

ghetti marco ha detto...

Ieri sera al TG3 regionale, hanno mostrato un servizio, su una scrittrice, della quale mi scuso, ma non ricordo il nome, che ha subito " minacce", come scrittrice del libro " ALDRO" sulla storia di Federico Aldovrandi, il ragazzo ucciso da quattro poliziotti a Ferrara, non a Napoli. I poliziotti sono stati condannati, anche se a pene irrisorie. La vita di un ragazzo, giudicata con pochissimi anni, indultati suppongo. Ma la cosa grave è il fatto che si possano fare minacce ad una donna perchè tratta l'argomento, come se le azioni di poliziotti fossero al disopra della legge. Credo che se accadono cose di questo genere, nel nord Italia, Saviano che ha fatto molta piu' denuncia, considerando che lui denunciava associazioni camorristiche di prima forza, il rischio da lui corso, per le sue denunce, sia spropositatamente piu' alto. Il messaggio che vogliono far passare tutti e due i casi, è che nessuno deve fare opera di denuncia. Le tre scimiette,sempre attuali nell'Italia di oggi. Tutti dovrebbero imparare invece a disobbedire, come diceva don Lorenzo Milani, " l'obbedienza non è piu' una virtu'". Facciamo sentire il nostro sostegno, a questi disobbedienti eroici. Saluti da Marco.