Biutiful cauntri, il film-documentario sull’eco-mafia campana è un pugno allo stomaco. Forse per questo in sala eravamo in 12 persone; gli altri preferiscono non sapere e scelgono Verdone per farsi quattro risate. C’è poco da ridere a vedere gli allevatori di pecore di Acerra con i loro animali moribondi perché pieni di diossina. C’è poco da ridere di fronte a un traffico continuo di tir che scaricano veleni sulla terra campana. E c’è poco da ridere a sentire le intercettazioni telefoniche, con accenti nordici, che con cinismo pauroso decidono le modalità per liberarsi di veleni. Bisogna essere forti per mandare giù un boccone così amaro. Sullo schermo scorrono le insegne stradali cosi familiari, Acerra, Giugliano, Villaricca, Lago Patria, e lo spettatore fa fatica a capire che quella non è una finzione, questa volta è tutto vero. E’ vera la disperazione dei contadini che si aggirano come zombi nelle loro terre ferite a morte, è vero il loro dialetto. Non è un film del neorealismo, è solo la terribile realtà. Quattordici anni di commissariato e una legge che giace in parlamento e che vieta che il danno all’ambiente sia ritenuto penalmente perseguibile sono il risultato anche della nostra mancanza di una coscienza civica. A testimonianza di come in Campania non siano più netti i limiti tra legalità e illegalità, tra pubblico e privato, è emblematica una scena del film: all’ingresso di una discarica sono riuniti giornalisti e cittadini combattivi che vogliono entrare ma sono fermati da guardie giurate. Allora un ambientalista chiede : perché non possiamo entrare ? e la guardia risponde: è proprietà privata! privata ? e di chi è ? dello Stato !
Andate a vedere il film di Esmeralda Calabria, Andrea D'Ambrosio e Peppe Ruggiero . Non chiudete gli occhi .
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