mercoledì 5 marzo 2008

Niente rose, niente mimose.

L’8 marzo è come San Valentino .
Una festa del consumo e delle mimose a peso d’oro.
Per non cadere nella banalità della ricorrenza, io ricordo il giorno della donna con un po’ di anticipo.
“ Vogliamo anche le rose” è il film documentario di Alina Marazzi , in uscita in questi giorni , che racconta le vicende delle donne dagli anni ‘60 agli anni ‘70. Un tempo limitato perché , come dice la regista “ci siamo rese conto che le cose dette e fatte allora, anche se il film visivamente appare datato, sembrano dette e fatte oggi.”.Un ‘affermazione triste .
Le donne non manifestano più in piazza, non gridano più le proprie ragioni, non esibiscono più slogan.
E’ una resa o solo un diverso modo di comunicare ?
Questa è una società in cui l’identificazione è difficile per tutti .
Ma è facile fare un bilancio. Le italiane sedute alla Camera dei deputati oggi sono 109 su 630 seggi disponibili, un misero 17,3%. Al Senato, se possibile, è anche peggio: 44 donne su 322 eletti (13,7%). Il potere , dunque, è ancora maschile. In Italia fino al 1996 la legge puniva la violenza sulle donne come reato contro la pubblica morale e non contro la persona. Poi la legge è cambiata ma le pene continuano ad essere ridicole e in più, un alta percentuale di vittime non denuncia il reato . Resta ancora irrisolto il tema dell'aborto, sempre in bilico tra ragioni scientifiche e religiose. Forse ha ragione Alina Marazzi:bastava raccontare la storia dagli anni '60 e '70 per restare attuali.

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