Chi ha letto la lettera di Roberto Saviano, oggi sulla Repubblica, è un po’ più meridionale. Di un Sud ancora più profondo. Sprofondato. Di una terra ancora più bruciata e arida. Di un’identità ancora più mortificata e avvilita, in un tunnel senza luce. Non si reggono le sue parole; un’occhiata alle valigie e una al proprio passato. Senza parole, davvero. Indifendibili, nella nostra terra che non ci appartiene più.
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